martedì 8 gennaio 2008

Lussuria -seduzione e tradimento

Contestatissimo Leone d’Oro a Venezia, il taiwanese Ang Lee è capace di contaminare l’occidente senza mai lasciarsene contaminare. La sua unica colpa è, forse, quella di aver espiato il confronto con la propria “ storia “, attraverso i parametri di un certo cinema occidentale. Ma è soprattutto il dramma della Resistenza cinese a destare qualche dubbio.
Lussuria-seduzione e tradimento, ambientato nella Shangai degli anni ’40 , narra le vicende di una giovane studentessa ( l’esordiente Tang Wei MEMORABILE ) che nella Cina occupata dai giapponesi si allea ad un gruppo di giovani attori della resistenza, con lo scopo di sollecitare, tramite spettacoli di propaganda, la ribellione del popolo cinese.
La ragazza è, inoltre, impegnata a tendere una trappola nei confronti di un collaborazionista dei Servizi Segreti, Mr Yee. Cambierà nome, identità, frequenterà un mondo tanto lontano dal suo… catturerà l’uomo con il proprio corpo, spezzandone l’impenetrabilità emotiva e scatenando le tanto discusse perversioni sessuali. Ma le cose si complicano quando la prepotenza arriva a penetrarle l’anima : la giovane donna sarà divisa tra la forte attrazione per l’uomo, e la sua “ scelta ideologica “, sfociando nel dramma finale.Di sicuro il film non merita il severo giudizio della critica veneziana, e per buoni motivi : prima di tutto i dialoghi , soprattutto quelli incentrati sulla sfaccettata personalità di Mr Yee, ma anche la ben riuscita ricostruzione storica della Cina occupata dai giapponesi, che vanta ottimi momenti come la descrizione di un mondo borghese da una parte, che gioca al Mahjongg , e dall’altra il mondo in guerra diviso da conflitti e distruzioni. Prevale, nel lungo film ( quasi 160 minuti ) un clima claustofobico, dove gli stessi spazi aperti, hanno il respiro di una prigione!! L’analisi dei sentimenti sofferti , poi, è davvero ammirevole : l’amore tra i due protagonisti non è mai stucchevole, bensì tormentato da quel erotismo sopra le righe che sancisce la loro “perversa “ intimità, sia dai momenti in cui entrambi percepiscono, da due stati di coscienza differenti, che il sospetto, la menzogna , l’inganno sono dietro l’angolo.
Credo siano pochi i registi occidentali capaci di affrontare il tema della coscienza, attraverso lo sguardo della ragione e della paura: bellissima è la scena dove lei si reca nel posto prefisso, temendo di essere stata “scoperta” ed invece si trova di fronte un fantastico anello. Quale realtà , ora , è più scomoda ? ? l’identificazione dell’inganno, o la consapevolezza di continuare a perpetrarlo ? in conclusione un ottimo film , che piacerà agli amanti del cinema classico, dove nel doppiogiochismo e nell’ambiguità di questa spy-story Lee dà davvero il meglio di sé.(by R.C.M)

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