In Ogni maledetta domenica, ultima fatica registica di Oliver Stone, ritroviamo tutti i colori della tavolozza di cui sopra: un allenatore veterano, Tony D’Amato, è da trent’anni alla guida dei Miami Sharks, sempre rispettando i propri ideali di lealtà personale e professionale, sempre convinto che l’affrontarsi delle squadre significhi "molto più di una semplice vittoria"; Christina Pagniacci, giovane presidentessa e comproprietaria degli Sharks, ritiene che lo sport debba essere soltanto un buon investimento ed è disposta a molto transigere sui principi; Willie Beamen è una seconda riserva, un oscuro quarterback che trova per caso l’occasione della propria vita e s’innamora con pervicacia del successo, perdendo di vista le cose che contano. Costoro ed altri interagiscono per oltre due ore e mezza in un film corale, mosso, a tratti avvincente: tuttavia, appesantito dal troppo soffermarsi sulle fasi di gioco (oltretutto un gioco, il football americano, pressoché sconosciuto al pubblico europeo) e gravato da un sovrappiù di retorica che trasuda da discorsi, rituali, comportamenti.Il film è grintoso e testosteronico dove giocatori motivati da diversi fattori mostreranno il loro carattere per dimostrare che hanno qualcosa ancora da dire e che non saranno delle comete nel panorama di questo sport.
Consigliato SI
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