Due ragazzi entrano in una stanza rotonda: una giostra che gira velocemente su se stessa. La forza centrifuga li spinge contro la parete e loro sono felici: sono insieme e si amano. Un "Heaven", come recita la prima didascalia, che viene trasformato dalla droga e dalle sue conseguenze in "Heart" e, poi, "Hell".
Il "paradiso" è descritto dal regista Neil Armfield con un tocco leggero e ironico: eroina e amore si intrecciano nella vita dei due come uno stesso vortice di ebbrezza. Sulla "terra", e ancor di più all' "inferno", i problemi emergono insormontabili: la prostituzione per lei è insostenibile, così come il tentativo di disintossicarsi, e come la gravidanza.
L'esperienza della "nascita", porta i due direttamente all’inferno, ma forse non fino al suo fondo...
Ed è in questa discesa agli inferi che il film perde compattezza e credibilità: finti i bellissimi protagonisti (peccato per il bravo Heath Ledger, qui male utilizzato) che non perdono un millimetro del loro fascino nonostante il trucco da tossici, finte le situazioni (le pareti della casa con le scritte folli della ragazza che sembrano disegnate dal calligrafo di Greenaway), finte le azioni (lui sempre "in botta" che in un attimo organizza un’ingegnosa truffa). Una confezione alla ricerca di uno spazio fra decorativismo e melodrammaticità.
Consigliato Ni
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