Il più eclettico e movimentato
Qualcuno, teoricamente, ha affermato che i suoi racconti sono intrisi di profughi e fuggitivi, che siano essi alla ricerca del rispetto o in fuga dalla miseria. Non ne siamo certi, ma siamo sicuri che a colpi di ritmo, crudezza (se serve) e (perché no?) umorismo riesce a compiere una scansione nervosa su tutto ciò che la sua vista riesce ad abbracciare: dall'eros alla malattia, dalle bocche che tremanti si bagnano di lacrime ai corpi in dettaglio degli amanti, dal morbo al fisico. Pudore, strazio, imbarazzo, incredulità, follia fanno di Winterbottom uno dei registi migliori che ci siano sulla faccia della terra, detentore di una forza melodrammatica che ha un taglio moderno e senza fronzoli. Fra occhiate veloci e rapidi sospiri, fra i raccordi del dolore per lo sbattimento delle onde de Destino a noi ignote, seppellisce le ragioni e i sentimenti tipici della letteratura inglese per evidenziare, in modo immediato, amori, tentazioni e contrasti pubblici e privati, ma costantemente nel rispetto dei modelli filmici tradizionali. Erede lontanissimo delle lezioni di settima arte della Nouvelle Vague, dove i migliori sono sempre i semplici e la gente ordinaria è destinata a vivere cose straordinarie, mette in luce perfino se stesso, in maniera asciutta e forte. Nonostante questo, nonostante le critiche a Bush, nonostante l'impegno nel comprendere la dialettica Bene/Male, è considerato da molta di quella critica facilotta alla chiacchiera come un occhio gelido, suggestivo a tratti e che non riesce a cogliere effettivamente la spietatezza della vita. Menzogne. Lo spettatore di fronte ai film di Winterbottom si sente come in una graticola, costretto a sopportare sotto un sole cocente, torture, umiliazioni e pressioni altrui che gettano fuoco sulle tortuosità esistenziali.
Dopo aver studiato alla Queen Elizabeth's Grammar School di Blackburn, si iscrive alla Oxford University, nel corso di letteratura inglese, diventando compagno di studi del regista Marc Evans. Successivamente essere passato alla Bristol University (dove studia cinema), diventa assistente regista di Lindsay Anderson. Dopo aver compiuto i venti anni si sposa con la scrittrice Sabrina Broadbent, dalla quale avrà due figli e dalla quale divorzierà dopo anni di matrimonio.
I suoi primi lavori sono principalmente televisivi, dalla fiction Rosie the Great (1989) al documentario su Ingmar Bergman Ingmar Bergman – The Magic Lantern (1989), passando per qualche episodio del telefilm Dramarama (1989). Il debutto sul grande schermo avviene con Forget About Me (1990) con Ewen Bremner come protagonista nei panni di uno scozzese che vuole andare al concerto dei Simple Minds a Budapest. Dopo la sua pellicola di esordio, si dedicherà ancora una volta al piccolo schermo, ritornando al cinema, graditissimo, con: Butterfly Kiss – Il bacio della farfalla (1995), Go Now (1995), la trasposizione
Membro della giuria del Festival di Cannes, nel 1998, con l'arrivo del nuovo millennio dirige Nastassja Kinski nel rifacimento sul grande schermo diun altro romanzo di Hardy: "The mayor of Casterbridge" ovvero Le bianche tracce della vita (2000). Ma sarà grazie a Cose di questo mondo (2002) che mieterà i successi migliori: dal BAFTA come miglior film non in lingua inglese, all'Orso d'Oro e al Premio della Giuria al Festival di Berlino, confermandosi uno dei più acuti osservatori della realtà umana odierna. Desideroso di affrontare altre tipologie di racconto, passa poi alla fantascienza, dirigendo Tim Robbins in Codice 46 (2003).
Grande amico di attori come Christopher Eccleston, Shirley Henderson, John Simm e James Nesbitt (che infatti ritroviamo sovente nei cast dei suoi film), nonché dello scrittore e soggettista Frank Cottrell Boyce, nel 2004, firma lo scandaloso 9 Songs che contiene al suo interno scene di fellatio ed eiaculazione, tornando a parlare di politica in The Road to Guantanamo (2006) che gli vale l'Orso d'Oro a Berlino come miglior regista. A detta di molta della critica straniera, il suo film migliore risulta però essere A Mighty Heart – Un cuore grande (2007) con Angelina Jolie, storia della moglie gravida di Daniel Pearl, giornalista ebreo del Wall Street Journal che il 23 gennaio 2002, cade nella trappola di un movimento integralista musulmano. Ancora una volta si dimostra "libero e coraggioso" nel denunciare. Questa volta, se la prende i metodi criminali del fondamentalismo islamico senza però cadere nel facile occidentalismo. Fra montaggi rapidi e molteplicità di teatri d'azione offre un ritratto "in assenza" del vero protagonista della vicenda, Daniel Pearl, e fa di una Jolie in stato di grazia il suo megafono per la lotta e la rappresentazione del dolore umano.
Migliore amico dei Coldplay, Winterbottom ha anche diretto il loro primo videoclip Bigger Stronger, coofondando con Andrew Eaton la Revolution
mercoledì 30 gennaio 2008
michael winterbotton
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