domenica 13 gennaio 2008

The station agent

Alla sua opera prima da sceneggiatore e regista Thomas McCarthy decide di trattare un tema delicato, quello della diversità, e lo fa in modo attento ed onesto. Premiato ai BAFTA 2004 per la miglior sceneggiatura originale in lingua inglese, Station Agent è uno di quei titoli indipendenti destinati purtroppo, nonostante la distribuzione Miramax, a passare inosservati ai più. Fin è un nano introverso e solitario che, essendo appassionato di treni, lavora in un negozio di modellismo ferroviario. Alla morte del proprietario del negozio,il suo unico amico, Fin si vedrà lasciare in eredità una piccolissima stazione del New Jersey, in disuso da parecchie decadi. L'uomo, determinato ad onorare le volontà dell'amico, si vedrà costretto all'inserimento in una realtà provinciale e ad affrontare un travagliato percorso di adattamento, tra discriminazione ed inattese amicizie. Una fotografia nitida, accostata ad inquadrature dalle geometrie accentuate, valorizza scenari semplici, contribuendo con la colonna sonora a generare una cornice di rassicurante impatto. Nonostante i pochissimi dialoghi, grazie anche ad interpretazioni notevoli i vari personaggi acquistano gradualmente profondità, sottesa dall'intrecciarsi di caratteri distanti ma accomunati da sensibilità affini e complementari. La diversità non trova alibi né quel 'certo riguardo' discriminante: viene infatti sviscerata senza inutili pudori o melodrammi tramite l'esplorazione del carattere di Fin, tra crescita relazionale e rabbia esistenziale. Station Agent non è solo il proprio protagonista, e la coralità compositiva ribadisce, in un inatteso ed energico inno alla vita, che 'piccolo uomo' e 'uomo piccolo' sono definizioni totalmente indipendenti.

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