sabato 22 ottobre 2011

The life of David Gale

Un delicato ed avvincente giallo, con grandi interpreti e una storia molto complessa, ma solo per lo spettatore, visto che solo dal racconto dei protagonisti,  l'enigma perde i nodi che lo compongono. Un film che non ha solo l'intento dì intrattenere, ma di porre il ragionevole dubbio contro la pena capitale e la sua reale capacità di fare giustizia in uno stato poco democratico come il Texas. Kevin Spacey è un attore fantastico, ma anche i meno appassionati lo conoscono, i questa recensione vorrei citare un attrice che spesso interpreta ruoli da comprimaria, in maniera sempre perfetta, Laura Linney è assolutamente perfetta. Un pò di trama ......David Gale è un professore che, nel Texas che pratica con convinzione la pena di morte, si oppone come leader di un movimento di protesta che dà fastidio al potere. Un giorno però viene incastrato da una studentessa che gli si offre per un rapporto sessuale e poi lo accusa di stupro. Da quel momento la sua vita è in caduta libera: la moglie lo abbandona portandosi via il figlio e perde il lavoro. Tutto questo viene raccontato a una zelante giornalista che lo intervista nel braccio della morte. Perché Gale è stato condannato per l'omicidio della sua collaboratrice Constance e attende che l'esecuzione abbia luogo. La giornalista vorrebbe poterlo salvare. Non bisogna raccontare di più di questo film di un Alan Parker che si affida a una struttura narrativa macchinosa per mutare lo stereotipo del film di impegno sociale che si mescola al thriller. Gli si può dare atto che riesce a farsi seguire ma la sorpresa finale è così spiazzante che finisce col trasformare il film in un pamphlet a favore della sentenza capitale. Viene da dire che se gli abolizionisti sono così 'malati' forse, forse…Non crediamo sia l'esito che il regista si attendeva. 

domenica 9 ottobre 2011

Boris il Film

Il film, come nel telefilm, mostra a modo suo uno spaccato della cinematografia italiana ma non solo. Infatti in questa trasposizione cinematografica è mostrata l'italia e lo stato socio-culturale in cui riversa. Ormai il cinema italiano è intasato da commedie che mostrano un  assenza culturale ed intellettuale, per capirci si parla dei cinepanettoni. Boris è una parodia, quindi sta all'osservatore interpretare le varie situazioni, perchè tutto è velato e rappresentato con maestria dal trio di registi Giacomo Ciarrapico, Mattia Torre, Luca Vendruscolo. Boris vi piacerà, se nel cinema che vi piace ci dev'essere comicità non banale e fine a se stessa. TramaRené Ferretti ha fatto tanta brutta televisione. Ad essere precisi l'ha subita, per ottemperare alle richieste al ribasso delle produzioni, alle ridotte capacità professionali della sua troupe storica e all'immensa negazione degli attori a sua disposizione, paragonabile soltanto alla misura dei loro capricci. Eppure, un giorno, il momento di dire “basta” arriva anche per lui, di fronte alla richiesta di girare a ralenti la corsa nei prati di un giovanissimo Ratzinger. Tutti a casa, tutti in crisi, tutti in bolletta. Almeno finché il cinema non bussa alla porta. A Ferretti non sembra vero: un film in pellicola, serio, di denuncia. L'adattamento del saggio best-seller “La Casta”, il racconto di sprechi, scandali e privilegi immotivati della classe politica italiana. Peccato che il mondo del cinema non sia molto diverso…