venerdì 29 febbraio 2008

Jumper (2008)

Un film di Doug Liman. Con Hayden Christensen, Jamie Bell, Diane Lane, Samuel L. Jackson, Michael Rooker, Rachel Bilson, Max Thieriot, AnnaSophia Robb. Genere Avventura, colore 88 minuti. - Produzione USA 2008. - Distribuzione 20th Century Fox
Locandina Jumper

David scopre a 17 anni di avere il dono del teletrasporto. Può materializzarsi in qualsiasi parte del mondo guardando una semplice immagine. Ma non è il solo, i Jumpers esistono da secoli e vivono una lotta costante contro i Paladini, una setta che vuole sterminarli. Come in Star Wars III, Christensen interpreta un uomo che sceglie l’uso amorale delle sue doti. David è un antieroe che sfrutta il misterioso potere per rubare nelle banche e viaggiare. Tratto da un romanzo di Steven Gould, inedito in Italia, Jumper mette in scena una trama superficiale per mostrare salti spaziali verso una serie di location da cartolina. Si balza dalla Sfinge, al Big Bang, a Tokyo, in maniera nervosa e piuttosto confusa. E di queste location la pellicola non mostra più di quanto si veda in una bella foto turistica. Questo antieroe, che volta la faccia alle mille problematiche che con i suoi poteri potrebbe risolvere a favore di una vita fatta di lusso e superfluo, risulta accettabile e a tratti coinvolgente, sicuramente I paladini (cacciatori dei Jumper) risultano banali e anche mal interpretati. La motivazione della nascita di un corpo speciale per la caccia e la distruzione dei jumper risulta non trattata rendendo il film banale e privo di trama. Il susseguirsi di cambi di location nel giro di pochi secondi rende confusionaria la visione non favorendo un coinvolgimento del pubblico vista, come detto, l'assenza di trama.

Consigliato ni

Uci cinema

Warner Village

giovedì 28 febbraio 2008

Doppia ipotesi per un delitto (2005)


Un film di Wayne Beach. Con Ray Liotta, LL Cool J, Mekhi Phifer, Jolene Blalock, Guy Torry, Taye Diggs, Chiwetel Ejiofor, Bruce McGill. Genere Thriller, colore 93 minuti. - Produzione USA 2005. - Distribuzione Eagle Pictures
Locandina Doppia ipotesi per un delitto

Isaac Duparde, impiegato in un negozio di dischi, è stato ucciso nel letto di Nora Timmer, assistente e fidanzata del procuratore distrettuale Ford Cole. A essere accusata dell'omicidio è proprio Nora, che giura di aver agito per legittima difesa. La stessa notte alla centrale di polizia si presenta Luther Pinks, un amico di Isaac, che fornisce a Cole una versione diversa del delitto. Cole, candidato sindaco, scoprirà presto che dietro a quella morte si nasconde un disegno più grande e un nemico insidioso, Danny Lewton, criminale che gestisce numerose attività illegali e la fratellanza nera.
Se vi professate amanti dei thriller psicologici dalle trame complesse, avete trovato pane per i vostri denti. Il film che gode di atmosfere " calde e decise con riferimenti chiari , forse stereotipati ma ben veicolati dal sound intenso e ricercato e dalle inquadrature azzeccate e significative, ben si articola nell'intricata vicenda della risoluzione di un delitto. Forse il regista nell 'ultima mezzora calca un pò la mano ed è qui che la critica lo colpisce e lo affonda, ma non trovandomi quasi mai in accordo col giudizio degli esperti, posso tranquillamente consigliare questo film agli amanti del genere. complesso
Consigliato Ni

Feed (2005)

Un film di Brett Leonard. Con Patrick Thompson, Alex O'Loughlin, Gabby Millgate, Jack Thompson, Matthew Le Nevez. Genere Thriller, colore 90 minuti. - Produzione Australia 2005. - Distribuzione Mediafilm
Locandina Feed
Un poliziotto, indagando sui crimini commessi on line, scopre un sito in cui gli utenti scommettono sulla pelle di povere malcapitate donne: il gestore dello spazio web (un maniaco allucinato) seduce e plagia delle ragazze e le costringe ad ingrassare in maniera spropositata (mille libre), per poi aprire la scommessa su quale sarà il giorno esatto in cui le vittime del malsano gioco moriranno. Il tutto viene trasmesso via web-cam. Trama originale e scioccante, regia frenetica ed autentica capacità di osare fino in fondo (o quasi), fotografia molto contrastata, da spot televisivo. Tante carte vincenti, ma una grossa falla nella sceneggiatura: perso di vista lo spunto interessante di partenza, il film si perde per strada per ricalcare il modello degli action-thriller da cassetta, accompagnando la messa in scena con un montaggio freneticamente maldestro. L’indagine introspettiva sul trauma infantile del maniaco chiude definitivamente la porta ad ogni residua possibilità di ripresa in corner.

Sconsigliato

mercoledì 27 febbraio 2008

In viaggio con Evie - Driving lessons (2006)

 Ben è un adolescente timido e sensibile che vive con la madre Laura, vivace bacchettona, e il padre Robert, remissivo pastore anglicano. L'educazione conservatrice di Laura, timorata di Dio che assiste gli anziani del quartiere e si prende amorevolmente cura dell'amante, influenza la vita di Ben: impacciato coi primi amori e smarrito nella vita. Dopo aver messo un annuncio sul giornale parrocchiale, Ben diventa l'assistente tuttofare di Evie Walton, un'anziana attrice di teatro bizzosa e irresistibile. L'entusiasmo di Evie per la vita e per l'arte, quella letteraria, rivelerà a Ben un mondo meraviglioso che aspetta soltanto di essere vissuto. Film stupendo ed interpretato con maestria dalle due star che occupano la scena, Rupert Grint e Julie Walters, già insieme in Harry Potter, regalano al pubblico, attraverso una interpretazione vissuta e profonda, emozioni pure e importanti. Le musiche sono adatte e il film nel complesso risulta non troppo lungo (leggi non pesante), raggiunge l'obbiettivo che si predispone senza falsi moralismi e sentimentalismi da soppopera. Un difetto, che va per altro attribuito alla casa di distribuzione e al mercato cinematografico odierno, è la scarsa pubblicità e diffusione della pellicola nelle sale, prima, e videoteche, dopo. Ormai è una prerogativa del cinema inglese la commedia dolce e riflessiva, prerogativa conquistata con piccoli confetti come lo è In viaggio con Evie. Capolavoro (MYMOVIES)

lunedì 25 febbraio 2008

Una scomoda verità (2006)

Un film di Davis Guggenheim. Genere Documentario, colore 100 minuti. - Produzione USA 2006. - Distribuzione Universal Pictures
Locandina Una scomoda verità
La condizione del pianeta e i rischi che corre a causa dei gas serra è la scomoda verità che Al Gore si è impegnato a diffondere di persona attraverso un tour che si è esteso ai quattro angoli della terra avviato dopo aver perso (momentaneamente) la corsa alla Casa Bianca. Conscio di andare incontro allo scetticismo delle persone ma forte delle sue ricerche nel campo e di vent'anni di esperienza (già nel 1992 aveva pubblicato il libro Earth in the Balance: Ecology and the Human Spirit sul quale si basa la sua attuale "predicazione") Gore espone una serie di dati scientifici inattaccabili, tabulati, previsioni sul nostro prossimo futuro e risposte alla domanda su come affrontare il riscaldamento globale del pianeta. Un documentario molto approfondito e ben diretto, che riesce attraverso grafici e altre strumentazioni, a mandare un messaggio preoccupanete e quindi non sottovalutabile. Da vedere.
Consigliato SI


Confessioni di una mente pericolosa (2003)

Un film di George Clooney. Con George Clooney, Drew Barrymore, Sam Rockwell, Julia Roberts, Rutger Hauer, Maggie Gyllenhaal, Robert John Burke, Brad Pitt. Genere Drammatico, colore 113 minuti. - Produzione USA 2003.
Locandina Confessioni di una mente pericolosa
Chuck Barris e’ uno dei piu’ noti creatori di programmi e conduttori che la televisione americana ricordi. Negli anni Sessanta era al vertice degli ascolti . In una sua recente biografia ha dichiarato di esser stato anche una spia della Cia e di avere ucciso 33 persone. E’ da questa doppia personalita’ che George Clooney prende il soggetto per il suo primo film da regista. Barris si carica di omicidi di qui ovviamente non c’e’ prova e questo spinge Clooney a mantenere un doppio registro: quanto e’ “reale” e quanto sta invece nella mente mitomane dell’uomo di spettacolo? Mescolando i generi e le memorie cinematografiche, diverte ma al contempo fa riflettere sul formarsi di una personalita’ dissociata in un periodo storico in cui il nemico è lontano e misterioso come fu il tempo della guerra fredda. Da non perdere la scena dello strangolamento in auto con gli sci ai piedi. Il finale è pefetto . Appassionante.

Consigliato SI


Caramel (2007)

Un film di Nadine Labaki. Con Nadine Labaki, Yasmine Al Masri, Joanna Moukarzel, Gisèle Aouad, Adel Karam, Siham Haddad. Genere Commedia, colore 96 minuti. - Produzione Francia, Libano 2007. -
Locandina Caramel
A Beirut, alcune donne lavorano in un istituto di bellezza: Layale (Nadine Labaki), innamorata di un uomo sposato, Nisrine (Yasmine Al Masri), che sta per sposarsi e non sa come dire al futuro sposo che ha già perduto la verginità, Rima (Joanna Moukarzel), che non riesce ad accettare di essere attratta dalle donne, Jamale (Gisèle Aouad), ossessionata dall'età e dal fisico, e infine Rose (Siham Haddad), che ha sacrificato i suoi anni migliori e la sua felicità per occuparsi della sorella Lili (Aziza Semaan). Nel salone, tra colpi di spazzola e cerette al caramello, si parla di sesso e maternità, con la libertà e l'intimità propria delle donne.
Nadine Labaki, insieme protagonista e regista del film, ci propone un affresco sulle donne, che non mancherà di andare dritto al cuore delle spettatrici, ma non solo. Un acquerello a tinte delicate, mai volgari, che tratta però temi di scottante attualità: la guerra, la convivenza tra cristiani e musulmani, il mischiarsi di abitudini ed etnie differenti. Stupiti, contempliamo come i problemi del mondo femminile siano sempre gli stessi, anche se il progresso sembra essersi fermato agli anni '80. Le donne fanno scudo, insieme, per affrontare le difficili realtà da cui sono circondate ed assalite.affrontare le difficili realtà da cui sono circondate ed assalite.
Con colori e fotografia degni dei pittori fiamminghi, Labaki poggia lo sguardo sulle dolci malinconie quotidiane, senza cadere nello scontato o nello stucchevole, e riuscendo a raccontare ben sei storie in una sola, senza che nessuna prenda il sopravvento. Narra attraverso gli occhi, i suoni, gli odori, in modo così pregnante da convincerci di poter toccare e assaporare, come se fossimo realmente immersi nell'atmosfera della ben bilanciata sceneggiatura.
Una parola a parte va indubbiamente spesa per la colonna sonora, dosata con saggezza, sempre presente e non stancante, che non mancherà di far ricordare il suo autore, Khaled Mouzanar.

Consigliato assolutamente si (più alle donne)

Mymovie

Tungay

TanguyUn film di Étienne Chatiliez. Con Sabine Azéma, André Dussollier, Eric Berger. Genere Commedia, colore 110 minuti. - Produzione Francia 2001.

Tanguy è certamente il figlio che ogni genitore desidererebbe avere: ottimo percorso scolastico, un master, una laurea, più un'altra in dirittura d'arrivo. Inoltre, ha un lavoro ben remunerato, e, come se non bastasse, è benvoluto e ammirato da tutti, ed ha molto successo con le donne, insomma è perfetto. O quasi. Infatti il nostro, a 28 anni, non ha la minima intenzione di abbandonare il nido domestico, per la disperazione di mamma Edith e papà Paul. I quali quindi cercheranno, per il bene della loro psiche, in tutti i modi, leciti e non, di liberarsi del figlio, scatenando una piccola guerra familiare senza esclusione di colpi. Si ride, e tanto, in questa pellicola del bravo regista Etienne Chatiliez ("La felicità è dietro l'angolo"), una commedia gustosa, intelligente, brillante, anche assurda per le scene di presunta(ma non troppo) normalità, e cinica quanto basta per far riflettere. Il cast è di altissimo livello, con Sabine Azéma e Andrè Dussolier che fanno a gara, in un crescendo quasi rossiniano di sensazioni, su chi per primo riesce a trasformarsi da genitore affettuoso a terribile, ma sempre esilarante, parente-serpente. Ottimo anche Eric Berger, simpatico, strampalato e stralunato, con una pazienza zen quasi da esasperazione. Il finale forse perde un po', ma non toglie minimamente fascino a questo film, ben diretto e ottimamente sceneggiato. Da guardare certamente, perchè alla  fine i mammoni non sono solo cosa nostra.

Consigliato assolutamente si

Fargo (1996)

Un film di Joel Coen. Con Frances McDormand, Steve Buscemi, William H. Macy, Peter Stormare, Harve Presnell, John Carroll Lynch. Genere Drammatico, colore 97 minuti. - Produzione USA 1996.
Locandina Fargo
Jerry Lundegaard gestisce una concessionaria d'auto e ha un impellente bisogno di denaro liquido. Escogita il rapimento della moglie per ottenere un cospicuo riscatto dal suocero ostile. Ingaggia due crudeli quanto incapaci malviventi che riescono a tramutare il dramma in tragedia. Sarà l'intervento di Marge Gunderson, capo della polizia locale, in avanzato stato di gravidanza, a risolI fratelli Cohen,tornano ai temi cari del loro film d'esordio,"Blood Simple"(l'orrore nel quotidiano),ma attualizzandoli in considerazione dei nuovi avvenimenti nel cinema(Tarantino,Lynch,ecc..).Abili nel dare un tono diverso al solito filone del rapimento e riscatto(mai visto tanto odio verso l'ostaggio,ucciso fuori campo senza un commento,e verso l'odioso maritino)e nel bilanciare umorismo e dramma.Qualche cedimento nel personaggio della poliziotta,golosa e impicciona come il Tenente Colombo.Azzeccata l'ambientazione innevata,che sembra aver ispirato Raimi per il suo "Soldi Sporchi".La McDormand,premiata con l'oscar,era realmente incinta del marito Joel Cohen.Piccola curiosità:nonstante la scritta all'inizio del film,in realtà la storia non è ispirata a nessun fatto di cronaca,come gli stessi registi ammisero in seguito.vere la situazione.

Consigliato assolutamente si

KATYN (2007)

Un film di Andrzej Wajda. Con Joachim Paul Assböck, Waldemar Barwinski, Stanislawa Celinska, Andrzej Chyra, Magdalena Cielecka, Alicja Dabrowska, Jan Englert. Genere Drammatico, colore - Produzione Polonia 2007.
Locandina Katyn
Il 17 settembre 1939 la Polonia viene invasa. Da ovest dalle truppe di Hitler e da est dall'Armata Rossa. 18.000 ufficiali dell'esercito, 230.000 soldati e 12.000 ufficiali di polizia vengono arrestati dai russi. Tutti i graduati vengono portati in campi di concentramento e nella primavera del 1940, su espresso ordine di Stalin, 15.000 di loro vengono uccisi con un colpo alla nuca e seppelliti in fosse comuni nella foresta vicino a Katyn. I tedeschi scopriranno le fosse nell'aprile del 1943 ma i russi scaricheranno su di loro la colpa del massacro. Solo nel 1990 per la prima volta ammetteranno la responsabilita'. Wajda, che a Katyn perse il padre, racconta la vicenda attraverso la storia di Anna, la moglie di un capitano di Cavalleria che, pur non volendo accettarle, si trovera' di fronte alle prove dell'esecuzione del marito cosi' come accadra' ad altre donne. Al termine del conflitto, con la Polonia sotto l'influenza sovietica, una cortina di silenzio verra' fatta calare sull'accaduto e chi cerchera' di sollevarla rischiera' il carcere. Questo pero' non gli impedisce di far riemergere un passato che molti ad Est avrebbero preferito vedere sepolto per sempre e di lasciare l'impronta del Maestro nella sequenza finale in cui la macchina della Morte entra in azione con spietata quanto determinata ferocia. E' li' che lo spettatore abituato a caterve di uccisioni di ogni tipo non puo' non provare un sussulto che non vuole approfittare della commozione quanto piuttosto divenire memento e monito. Quando il cinema riesce a produrre memoria assolve a uno dei suoi compiti principali. Con Wajda, ancora una volta, accade.

Consigliato si

sabato 23 febbraio 2008

Il bacio che mi aspettavo (2006)

Un film di Jonathan Kasdan. Con Adam Brody, Meg Ryan, Kristen Stewart, Olympia Dukakis, Makenzie Vega, Dustin Milligan, Clark Gregg. Genere Commedia, colore 97 minuti. - Produzione USA 2007. - Distribuzione Moviemax

Locandina Il bacio che aspettavo
Il ventiseienne Carter è appena stato lasciato da Sophia e, caduto in depressione, decide di allontanarsi momentaneamente da Los Angeles per andare dalla nonna in Michigan e prendersi cura di lei. Il dolore e il senso di perdita verranno alleviati dalla conoscenza di Sarah, la vicina di casa, e della figlia Lucy. Trascinato in un universo al femminile, Carter si troverà costretto ad analizzare i suoi sentimenti per Sophia e a fare un percorso di crescita sentimentale. Sicuramente un film rivolto, anche per il titolo troppo mieloso, ad un pubblico femminile alla ricerca di buoni sentimenti. Al contrario però il film si distacca in più punti della narrazione dal titolo raccontando momenti drammatici di vita vera. Nel complesso si può dire che il film sia piacevole,c he lasci spazio a una giusta dose di tristezza che fa ci entrare meglio all'interno trama facendoci comprendere lo stato d'animo e di vita dei personaggi, molto bene interpretati dagli attori scelti!
consigliato si

Becoming jane - Ritratto di una donna contro

Un film di Julian Jarrold. Con Anne Hathaway, James McAvoy, Julie Walters, James Cromwell, Maggie Smith. Genere Biografico, colore 120 minuti. - Produzione Gran Bretagna, USA 2007. - Distribuzione Eagle Pictures
Locandina Becoming Jane - Il ritratto di una donna contro
Jane Austen è una giovane donna in età da marito nell'Hampshire del 1795. Educata dal padre alla letteratura e alla musica, sogna un matrimonio con sentimento. Di tutt'altro parere sembra essere sua madre, ansiosa di accasarla con l'aristocratico e impacciato Sir Wisley, nipote della facoltosa Lady Gresham. L'arrivo in campagna di Tom Lefroy, irlandese sfacciato avviato dallo zio alla carriera giuridica, sconvolgerà gli equilibri della piccola comunità rurale. Invaghitosi, ricambiato, dell'orgogliosa Jane, Tom ispirerà col suo amore il cuore e le pagine della Austen.
Come si diventa Jane Austen? Rinunciando al sentimento, accettando il proprio status di zitella e concentrandosi sul comportamento sociale della borghesia del primo Ottocento. L'educazione sentimentale della scrittrice inglese anticipa i temi che la stessa Austen approfondirà in seguito nei suoi romanzi: gli affari amorosi delle fanciulle, l'eterno binomio mente e cuore, etica ed estetica, ragione e istinto, i gruppi di famiglia, il ballo. Che sia l'Elizabeth diOrgoglio e pregiudizio, la Marianne di Ragione e sentimento o la Anne di Persuasione, la giovane protagonista è sempre lei, Jane, una donna determinata a seguire le ragioni del cuore grazie a un padre indulgente e affettuoso e nonostante una madre compromessa col "sistema" e fermamente convinta della bontà delle proprie iniziative.
Contro l'ipocrisia elevata a norma di vita dell'aristocrazia britannica e contro l'anacronismo che costringeva figlie e mogli in una condizione di immaturità psicologica e culturale, Jane si proponeva come un modello di donna emancipata. Julian Jarrold, prima ancora che sui nodi e sullo sviluppo della vicenda, si sofferma sul carattere della protagonista, sottolineando le vibrazioni e le sfumature di una donna in grado di controllare le pulsioni del cuore con un'eccezionale forza di volontà e tuttavia capace di attirare a sé l'attenzione del disinvolto Lefroy fino a scuoterlo dalla sua volubilità. La storia dell'amore impossibile della Austen per Tom Lefroy diventa (anche) un pretesto per radiografare il tessuto sociale dell'epoca, arcaico e rigidamente pregiudiziale.
Al regista interessano i dinamismi di gruppo, i microcosmi e le regole che li governano: il rito del cibo, con le sue liturgie della disposizione degli invitati intorno alla tavola, il rito della danza con il ballo della stagione invernale, che restituisce l'affanno celato sotto le educate conversazioni e i cortesi inchini. Se le tematiche affrontate sono lontane dal gusto moderno, Jarrold accentua l'attualità dei romanzi e della biografia della Austen cercando di rendere fisiche le emozioni, permettendosi quello che non poteva la compita narratrice, per il semplice fatto di non averlo conosciuto e verificato. Un plauso meritano i due protagonisti, Anne Hathaway e James McAvoy, capaci di trovare le giuste misure recitative per vestire con credibilità i “costumi” di fine Settecento.
consigliato SI

Vacancy (2007)


Un film di Nimród Antal. Con Kate Beckinsale, Luke Wilson, Frank Whaley, Ethan Embry, Scott G. Anderson, Mark Casella. Genere Horror, colore 95 minuti. - Produzione USA 2007. - Distribuzione Sony Pictures
Locandina Vacancy
Dopo aver lasciato la strada principale ed essersi inoltrati in una secondaria, l'automobile dei coniugi Fox rompe il motore, fortunatamente (?) proprio di fronte a un motel. Dalla tarda ora sono indotti a prendere una stanza e aspettare l'alba per chiamare i soccorsi. Nei sudici alloggi dell'albergo sembra nascondersi un segreto, mal celato, effettivamente, dai cattivi di turno che lasciano in giro gli snuff movie girati fra quelle pareti. Compreso il pericolo, i Fox decidono di non rimanere ad attendere la propria fine ma di dare del filo da torcere ai loro inseguitori. Il film è buono, anzi più che buono...se solo fosse durato una ventina di minuti in più! Il finale è troppo sbrigativo e dopo un'ora di vera tensione (davvero degna di nota la mezz'ora iniziale) il tutto viene risolto troppo alla svelta e in modo quasi fastidioso (si passa all'improvviso dal marito stratega complessato alla moglie sbrigativa eroina) Peccato, perchè la trama era buona, l'atmosfera molto credibile e gli attori davvero bravi, ma alla fine mi è venuto solo da dire: LIMITATO.
Consigliato NI


L'incubo di Joanna Mills - The returns (2006)

Un film di Asif Kapadia. Con Sarah Michelle Gellar, Peter O'Brien, Adam Scott, Kate Beahan, Sam Shepard. Genere Thriller, colore 85 minuti. - Produzione USA 2006. - Distribuzione Eagle Pictures
Locandina L'incubo di Joanna Mills - The Return
La vita di Joanna, giovane ma affermata rappresentante, comincia a deragliare verso sentieri oscuri quando alcuni torbidi ricordi d'infanzia riaffiorano sotto forma di allucinazioni. Le invadenti visioni cominciano a seguire e condizionare Joanna nei propri viaggi di lavoro, spingendola a indagare su un brutale omicidio che la ossessiona in sogno e portandola così a scoprire alcune connessioni tra il caso e se stessa. Convinta di essere la prossima vittima del misterioso killer, la donna si lascerà guidare dalle proprie visioni in un pericoloso vortice di eventi, dove discernere tra premonizione e ricordo potrebbe rivelarsi arduo.

Ennesimo titolo ad affollare le fila del genere psycho-thriller paranormale dagli echi pseudo-orientali, con una decisa strizzata d'occhio all'ultimo cinema coreano, L'incubo di Joanna Mills si distacca sensibilmente dalle più recenti produzioni del filone nel puntare su forti caratterizzazioni psicologiche, annacquando gli elementi sovrannaturali con dosi massicce di subconscio, onirico e altro materiale da "strizzacervelli".
Per quanto apprezzabile, quello di dare alla vicenda una dimensione in più rimane un visibile sforzo, che fallisce lento e inesorabile in un dispersivo groviglio di autolesionismo e sussurri edipici: con ripercussioni devastanti sulla fruibilità dell'opera e la vitalità dello spettatore.
In un contesto in cui la prestazione opaca e monocorde di Sarah Michelle Gellar è l'ultimo dei mali, qualche buona idea e una discreta tecnica registica non valgono la candela.

Consigliato NO

By Mymovie


venerdì 22 febbraio 2008

I guardiani della notte (2004)

Un film di Timur Bekmambetov. Con Konstantin Khabensky, Vladimir Menshov, Valeri Zolotukhin, Mariya Poroshina. Genere Fantastico, colore 114 minuti. - Produzione Russia 2004.

Locandina I guardiani della notte

Nella Mosca contemporanea umani dotati di poteri straordinari e vampiri si affrontano per mantenere la tregua ormai millenaria tra le forze della Luce e le forze delle Tenebre. I guardiani della notte sorvegliano le gesta dei vampiri impedendo che possano uccidere persone innocenti, allo stesso tempo gli esseri notturni controllano i guardiani della luce. Un'antica profezia prevede che, all'arrivo di un Eletto, l'equilibrio tra i due poteri sia destinato a spezzarsi in favore di una delle due fazioni che, in seguito a una guerra apocalittica, dominerà l'altra. Quel momento è ormai giunto e il messia dovrà scegliere da che parte stare.
Tratto dall'omonimo romanzo di Sergej Luk'janenko, il fanta-horror che non ti aspetti arriva dalla Russia e si appresta a conquistare l'America visto che sono già stati messi in cantiere due seguiti che verranno distribuiti dalla Fox (I guardiani del giorno e I guardiani del crepuscolo). Piccolo caso in patria, stupisce per la riuscita realizzazione tecnica nonostante il modesto budget a disposizione e per la spettacolarità di alcune scene.
Nel Bene si annida il Male e anche nel Male è possibile trovare un po' di umanità e di bontà: è questo che ci racconta il film di Bekmambetov e il tema della contrapposizione non manichea tra i due poteri è uno degli aspetti più interessanti di tutto il film che, pur non brillando per originalità, trascina lo spettatore in un mondo affascinante e oscuro; un cammino a volte reso difficoltoso da una trama così complessa, da essere di ostacolo alla comprensione della vicenda.

Consigliato agli appassionati del genere

i guardiani del giorno (2006)

Un film di Timur Bekmambetov. Con Konstantin Khabensky, Maria Poroshina, Vladimir Menshov, Galina Tyunina, Victor Verzhbitskiy, Zhanna Friske, Dima Martynov. Genere Fantastico, colore 132 minuti. - Produzione Russia 2006. - Distribuzione 20th Century Fox

Locandina I guardiani del giorno
Nel mondo vige da mille anni una fragile tregua: è una pausa nella eterna lotta fra le forze del bene e quelle del male, eserciti composti da entità sovrannaturali che si battono in una dimensione parallela a quella dell'uomo. L'armistizio si regge sull'equilibrio delle forze: solo un'arma o un individuo capace di romperlo può far ricominciare la guerra. A controllare che nessuno rompa la tregua ci sono i guardiani del giorno e quelli della notte. La nascita di Egor sembra far pendere l'ago della bilancia dalla parte dell'oscurità.

Il tentativo delle forze del male di far scoppiare una guerra finale contro le forze del bene è al centro di Guardiani del giorno, il secondo capitolo della trilogia di produzione russa e diretta dal kazako Timur Bekmambetov.
La saga è tratta da una serie di libri di grande successo in Russia, scritti da Sergei Lukyanenko, che hanno venduto oltre di 2 milioni e mezzo di copie. Lo stesso autore è stato coinvolto nella stesura della sceneggiatura. Il film è girato con un grande utilizzo di effetti speciali, tutti al servizio di una storia a tratti difficile da seguire ma che si lascia consumare con piacere. Più in generale, di Guardiani del giorno stupisce la maturità del cinema russo, una scuola dalla grande tradizione e che, all'alba del XXI secolo, dimostra di potersi lanciare nel mercato globale dei grandi blockbuster d'azione fantasy, una cosa impensabile per il cinema italiano
Colpisce anche la qualità del testo: non solo battaglie ed esplosioni pirotecniche; c'è tanto della tradizione letteraria russa: la burocrazia oscura e opprimente dei guardiani del giorno; l'ineludibilità del destino e il peso, evidente nella trama, della Guerra Fredda combattuta e perduta. Un consiglio: se lo andate a vedere assicuratevi di vedere prima il prequel, I guardiani della notte

Consigliato ai profondi appassionati del genere

Paura e delirio a Las vegas (1998)

Un film di Terry Gilliam. Con Harry Dean Stanton, Christina Ricci, Johnny Depp, Ellen Barkin, Benicio Del Toro, Tobey Maguire, Cameron Diaz, Mark Harmon. Genere Grottesco, colore 115 minuti. - Produzione USA 1998.
Locandina Paura e delirio a Las Vegas

Gilliam, un regista la cui creatività è incontenibile sin dallo straordinario film d'esordio Brazil, questa volta è fedele al libro di hunter S. Thompson a cui si ispira. Le avventure di Gonzo e Duke a Las Vegas rischiano di essere allucinate quanto quelle del Barone di Munchausen. Solo che qui lo sfondo è vero. In un'America sempre più consumista che del '68 ha conservato solo gli aspetti più deleteri. Film 'acido' in tutti i sensi.


L'esercito delle 12 scimmie (1995)


Un film di Terry Gilliam. Con Brad Pitt, Madeleine Stowe, Christopher Plummer, Bruce Willis, Jon Seda, Frank Gorshin, Bill Raymond, David Morse, Joseph Melito, Vernon Campbell, Joey Perillo, Michael Chance, Bob Adrian, Carol Florence. Genere Fantascienza, colore 131 (125) minuti. - Produzione USA
Locandina L'esercito delle dodici scimmie

Ispirato al Cortometraggio La Jetée (1963) di Chris Marker, sceneggiato da David e Jane Peoples. Nel 2035 i sopravvissuti a un virus, che nel 1997 sterminò cinque miliardi di persone, vivono sottoterra, mentre la superficie del pianeta è popolata soltanto da animali. Per capire il come e il perché della catastrofe si spedisce indietro nel tempo (nel 1917 per sbaglio, nel 1990 e nel 1996) un ergastolano intelligente. Macchinoso e sbretellato sul piano narrativo, il 6° film di Gilliam (l'unico americano del gruppo Monty Python) vale su quello figurativo per certe fulminee invenzioni registiche, i desolati paesaggi metropolitani, l'energia recitativa di Willis, l'istrionismo schizoide di Pitt. Raro esempio di un titolo che indica una falsa pista.

Consigliato assolutamente si

il MORANDINI 2008

Tideland (2005)

Un film di Terry Gilliam. Con Jeff Bridges, Jodelle Ferland, Janet McTeer, Brendan Fletcher, Jennifer Tilly, Dylan Taylor, Wendy Anderson, Sally Crooks. Genere Drammatico, colore 122 minuti. - Produzione Canada, Gran Bretagna 2005. -
Locandina Tideland - Il mondo capovolto
Jeliza-Rose vive assieme ai genitori, entrambi dediti all'uso di eroina: dopo la morte della madre per overdose, la bambina si trasferisce assieme al padre da Vancouver a una vecchia casa in mezzo alla campagna. Qui, deceduto anche il padre, la piccola inizia una nuova vita, circondata da bizzarri personaggi e a metà tra sogno e fantasia…
Tery Gillam, nel bene o nel male, riesce sempre a stupire e questa è senz'altro una cosa positiva: la capacità del regista di introdurre elementi di discontinuità e follia creativa nell'omologato panorama cinematografico attuale è rimasta fortunatamente intatta negli anni. Purtroppo però, non tutte le ciambelle riescono col buco e Tideland – Il mondo capovolto è di gran lunga la meno riuscita tra le sue opere recenti.

Il talento visionario di Gilliam non è in discussione e alcuni momenti del film lasciano a bocca aperta (basti pensare alla scena del pullman che, attraversando un ponte, passa dalla notte al giorno o alle carrellate sui campi di grano che circondano la casa dove vive la protagonista), tuttavia la sceneggiatura è a dir poco atroce. In due ore non succede praticamente nulla e le pur curiose litanie che la bravissima Modelle Ferland va continuamente ripetendo a sé stessa o alle sue teste di bambola, atipiche coprotagoniste della pellicola, stancano velocemente.
I personaggi di contorno sono appena abbozzati ed il senso dell'intera operazione resta poco chiaro. Tideland – Il mondo capovolto infatti convince poco come fiaba grottesca (il finale è di una sconcertante banalità) e non tocca le acide vette raggiunte da paura e delirio a Las vegas, che, pur criptico, almeno resta coerente con se stesso dal primo all'ultimo minuto. Peccato per Jeff Bridges (grandissimo attore qui sprecato) che vorremmo tornare a vedere più spesso.

Consigliato Ni

Pray - La caccia è aperta (2007)


Un film di Darrell Roodt. Con Bridget Moynahan, Peter Weller, Carly Schroeder, Jamie Bartlett, Connor Dowds, Marius Roberts, Muso Sefatsa, Jacob Makgoba, Ashley Taylor. Genere Horror, colore 92 minuti. - Produzione USA, Sudafrica 2007.
Locandina Prey - La caccia è aperta

La famiglia di Tom Newman non sta passando un bel momento. L'uomo, sposatosi di recente con la giovane e bellissima Emy, non riesce a far accettare la donna ai due figli, David e Jessica. Un safari potrebbe essere l'occasione giusta per la riappacificazione: durante una escursione però Emy e i due figli di Tom sono oggetto di un agguato da parte di un branco di leoni che uccidono la loro guida. Barricati nella jeep, i protagonisti si trovano a dover fronteggiare non solo gli attacchi degli affamati felini, ma anche la scarsità di cibo ed acqua. Riusciranno a salvarsi?
Prey – La caccia è aperta, mix tra Cujo e Open water (con i leoni al posto degli squali), è una pellicola senza particolari pretese, se non quelle di far sobbalzare il proprio pubblico un paio di volte sulla poltrona, magnificare le straordinarie bellezze naturali offerte dal panorama africano, offrire colpi di scena un po' troppo "telefonati" e garantire una veloce ora e mezza di intrattenimento "a cervello spento". Nella norma il cast, che vede la presenza di un invecchiato Peter "Robocop" Weller, qui decisamente non al top della forma, e di una magrissima ma volitiva Bridget Moynahan, che dimostra invece una certa personalità.
Nonostante una sceneggiatura poco fantasiosa, visto che tutti gli snodi narrativi, finale compreso, sono ampiamente prevedibili e una realizzazione tecnica a volte troppo approssimativa (il sangue sembra sugo all'amatriciana…), il risultato finale non è del tutto disprezzabile, anche se da una storia del genere ci si sarebbe potuti aspettare una suspance ben maggiore. Parafrasando una vecchia canzone si potrebbe dire che "il leone si è addormentato…" e anche gli spettatori sono a rischio.

By Mymovie

Consigliato assolutamente no

Il mio amcio Giardiniere (2007)

Un film di Jean Becker. Con Daniel Auteuil, Jean-Pierre Darroussin, Fanny Cottencon, Hiam Abbass, Elodie Navarre, Alexia Barlier. Genere Commedia, colore 109 minuti. - Produzione Francia 2007. -
Locandina Il mio amico giardiniere
Un pittore parigino (Daniel Auteuil) si trasferisce in campagna dove incontra un vecchio amico di scuola (Jean-Pierre Darroussin) che assume come giardiniere. Nascerà un grande affiatamento, fatto di ricordi e discussioni su due visioni opposte del mondo, quella urbana e sofisticata e quella naif del campagnard incolto ma sincero.

Jean Becker, figlio del grande Jacques (, mette in scena senza pretese una semplice storia di amicizia, fondata quasi esclusivamente sulla bravura dei due splendidi attori, tanto da far pensare che una versione teatrale sarebbe forse stata più efficace. La profondità che Auteuil e Darroussin danno ai personaggi, con una serie di dialoghi dalla verosimiglianza toccante, non riesce però, e purtroppo, a nascondere una filosofia onnipresente e fastidiosa per la sua banalità.
Il mio amico giardiniere insiste su una serie di luoghi comuni che i due protagonisti sanno anche rendere divertenti. Senza però arrivare a oscurare il confronto francamente logoro e discutibile tra la campagna delle cose semplici ma vere e una Parigi caricaturale fatta di traffico e vernissage dove si parla giusto per mettersi in mostra. Becker, ignorando volutamente che le descrizioni del mondo ne fanno parte, tenta l'elegia delle cose concrete. Ma la messa in scena non supporta seriamente questa visione e delle meraviglie della provincia non traspare alcunché: la campagna è filmata senza vero impegno e di Parigi si mostra banalmente il traffico in tangenziale. In fondo è proprio questo il problema de Il mio amico giardiniere. Che al quadretto stereotipato della campagna profonda e sincera non sembra crederci nemmeno lo stesso Becker.



consigliato SI

Be king rewind (2007)

Un film di Michel Gondry. Con Jack Black, Danny Glover, Mos Def, Melonie Diaz, Mia Farrow. Genere Commedia, colore 98 minuti. - Produzione USA 2007.
Locandina Be Kind Rewind
Jerry e Mike sono amici dall'infanzia. Jerry è il meccanico della zona. Vive in un camper e teme le radiazioni che provengono, secondo lui, dalla centrale elettrica vicina. Mike lavora in un negozio che noleggia videocassette di proprietà del signor Fletcher, un appassionato fan di Fats Waller. Il giorno in cui Fletcher decide di partire per un viaggio affida il negozio a Mike invitandolo a tenere Jerry, decisamente esuberante, alla larga. Mike comprende in ritardo l'avvertimento e intanto Mike ha fatto il danno: avendo tentato di entrare nella centrale ha finito con l'essere così caricato di energia da smagnetizzare tutte le videocassette. Che fare? Una soluzione c'è. I due girano amatorialmente versioni short dei blockbuster del cinema. I film, una volta noleggiati, piacciono e la richiesta si fa sempre più pressante. Ma c'è un altro problema che incombe: una società immobiliare vuole abbattere l'edificio.
Michel Gondry ha il pregio indiscutibile dell'originalità. Ogni suo film si avvale di una vena surreale che non può non essere tenuta in considerazione quando lo si vede e si riflette sull'esito complessivo. Così anche questa sua opera che pigia sul pedale del demenziale finisce col farsi valutare positivamente utilizzando quel parametro.
Il problema sta però nel dubbio che Be Kind Rewind in chi di cinema ne ha visto, forse, troppo: Gondry crede davvero in quello che fa? Certamente lui afferma di sì ma il finale (che non vi riveliamo ovviamente) del film fa pensare a un furbo accorgimento che voglia far dimenticare quanto visto in precedenza. Perchè l'indignazione per la scomparsa dei piccoli videonoleggi in favore delle grandi catene è sacrosanta così come la rappresentazione del desiderio, da parte del pubblico, di 'rifare proprio' (ammesso che lo sia mai stato) il cinema diviene un'utopia positiva.
Ma come avviene il processo nel film? Attraverso video girati alla Ed Wood o, se si vuole, alla Slock di John Landis. Ma, appunto, questi ed altri esperimenti si sono già avuti nel passato e inneggiare ad essi (pur giocando sulla comicità) finisce con il destare il sospetto di un'operazione di retroguardia. Forse però è lo stesso Gondry che, con un'operazione acrobatica di quelle che gli sono care (è o non è il regista di Se mi lasci ti cancello ?), inserisce l'antidoto al finale alla Frank Capra. I primi ad apprezzare veramente i prodotti del duo Hery e Mike sono dei ragazzotti dal Q.I. dipinto negli atteggiamenti se non in volto. In questo caso la lettura diventa duplice e allora le tre stelle sono più che meritate.

Human Nature (2000)

Un film di Michel Gondry. Con Tim Robbins, Patricia Arquette, Rhys Ifans, Miranda Otto, Rosie Perez, Hilary Duff, Peter Dinklage. Genere Commedia, colore 96 minuti. - Produzione USA 2000.
Locandina Human Nature
Lila ha peli che le crescono ovunque. Che fare? Raderli o essere se stessa? Nathan è uno scienziato ossessionato dall'etichetta che vorrebbe che anche i topi usassero forchetta e coltello. I due provano ad accettarsi ma quando troveranno un piccolo allo stato di natura dovranno decidere che fare del suo futuro. Nathan nel frattempo ha avviato una relazione con una sua assistente avendo scoperto i peli di Lila. Una riflessione sul rapporto tra uomo allo stato di natura e uomo civilizzato scritta dall'autore di Essere John Malkovich, che però fatica maggiormente a sviluppare l'idea centrale. Ma alcuni segni di cedimento (nella seconda parte) si erano già notati nel film precedente.

Consigliato agli amanti di questo regista

Se mi lasci ti cancello (2004)

Un film di Michel Gondry. Con Jim Carrey, Kate Winslet, Elijah Wood, Mark Ruffalo, Kirsten Dunst, Tom Wilkinson. Genere Fantastico, colore 108 minuti. - Produzione USA 2004.
Locandina Se mi lasci ti cancello
Joel e Clementine sono una coppia molto innamorata. Un giorno però, la ragazza, stanca della sua relazione ormai in fase di declino, decide, mediante un esperimento scientifico, di farsi asportare dalla mente la parte relativa alla storia con Joel. Il giovane, una volta venuto a conoscenza di questo fatto, sceglie di fare altrettanto ma durante il procedimento cambia idea.
Il regista Gondry, si avvale del geniale sceneggiatore Charlie Kaufman (Essere John Malkovich - Il Ladro Di Orchidee) per dare vita ad un'opera originale, dal sapore dolce-amaro. Per alcuni risvolti della trama, quest'opera ricorda fortemente il thriller Vanilla Sky, remake dello strepitoso Apri Gli Occhi di Alejandro Amenabar. Il Film che ha avuto una polica di distibuzione ingannevole ( vedi il titolo gli attori ecc.) è da considerarsi d'autore per lo stile e il modo di narrazione e quindi se cercate una commedia divertente e scansonata non è un film adatto alle vostre esigenze. La scelta dello sceneggiatore da un tocco claustrofobico al film che diventa a tratti angosciante ma sicuramente è un film, che come il suo regista, ha molto da raccontarci. i due attori sono assolutamente perfetti.
Consigliato a chi ha voglia di qualcosa di nuovo

L'arte del sogno (2006)

Un film di Michel Gondry. Con Gael García Bernal, Charlotte Gainsbourg, Alain Chabat, Miou-Miou. Genere Commedia, colore, 105 minuti. Produzione Francia, Italia 2006.
Locandina L'arte del sogno
Dopo la morte del padre in Messico, Stéphane, un giovane cGià col suo primo lungometraggio, Human Nature, presentato al Festival di Cannes nel 2001, Michel Gondry si era fatto notare dalla critica internazionale per la sua originalità . Lo stesso si può² dire per la sua ultima fatica, L'arte del sogno, in cui al centro della vicenda è¨ il timido Stephane, un giovane che si lascia convincere dalla madre ad andare a lavorare a Parigi e che si innamora, non ricambiato, dell'affascinante Stephanie. Dotato di grande immaginazione e di un'attività onirica fuori dal comune, ben presto Stephane è¨ sopraffatto dalla sua stessa fantasia, che gli impedisce di riconoscere e distinguere il confine tra la realtà e il mondo onirico.
Servendosi delle più¹ svariate tecniche dell'animazione, Gondry mette in scena e visualizza le fantasie del personaggio, insieme alle scene "reali", creando un pastiche narrativo e visivo. Come già era accaduto per l'esordio al lungometraggio, The science of sleep indaga sulle possibilitò fruitive del corpo umano e ne visualizza le emozioni. Col limite però², come talvolta accade ai film sperimentali, di cadere vittima delle sue stesse trappole.

Consigliati agli amanti di questo regista



the Condemned (2007)

Un film di Scott Wiper. Con Steve Austin. Genere Azione, colore - Produzione USA 2007.
Locandina The Condemned

Jack Conrad è un assassino rinchiuso in un carcere corrotto del Centro America e sta attendendo di essere giustiziato. Poco prima della sua esecuzione viene ingaggiato da un produttore di film e viene deportato su un isola abitata da altri nove assassini. Queste 10 persone si dovranno uccidere a vicenda e il sopravvissuto otterrà la libertà.






Urban Justice . Città violenta

L'ex agente dei corpi speciali Simon Ballester non ha pace da quando il figlio poliziotto è stato ucciso da un killer sconosciuto.
Il suo unico pensiero è la vendetta, e decide di trasferirsi nel quartiere malfamato dove lavorava suo figlio.
Qui inizia a combattere la violenza…

Genere AZIONE
Regista Don Fauntleroy
Attori Steven Seagal , Eddie Griffin
Anno 2007
Produzione Sony Pictures

La terza madre (2006)


Un film di Dario Argento. Con Asia Argento, Cristian Solimeno, Adam James, Moran Atias, Valeria Cavalli, Philippe Leroy, Daria Nicolodi, Coralina Cataldi Tassoni, Udo Kier, Roberto Madison, Paolo Stella, Massimo Sarchielli, Clive Riche, Barbara Mautino. Genere Horror, colore 98 minuti. - Produzione Italia 2006. - Distribuzione Medusa
Locandina La terza madre
La terribile Mater Lacrimarum, unica superstite delle tre streghe che per secoli hanno sparso morte e terrore, è tornata. Nei pressi di Viterbo, vicino Roma, viene ritrovata un'urna sospetta con incisi dei simboli poco rassicuranti, presagio di un'implacabile ira che si sta per abbattere nuovamente sul cielo della capitale. Morti atroci e ingiustificate colpiranno i predestinati di un disegno macabro che la più bella e la più terribile delle streghe sta per portare a compimento.
Dopo Inferno e Suspiria, Dario Argento chiude la trilogia delle tre madri a quasi trent'anni dai capitoli precedenti e, sorpresa delle sorprese, non delude affatto. Anzi. Un paragone con le pellicole precedenti sarebbe ingiusto – se non addirittura anacronistico – mentre lasciarsi trasportare dalle immagini e dalle suggestioni visive che il regista romano regala ai suoi fan, è un modo per apprezzare un film che aggiunge un altro piccolo tassello (positivo) alla carriera di Argento. Dopo le prove non esaltanti – per non dire sconcertanti - degli ultimi anni, il ritorno all'horror delle origini è cosa ben gradita, se non altro per l'impegno e il coraggio di chi ama e sa ancora mettersi in gioco, in un genere che sembra aver detto davvero tutto.
Qualche applauso a scena aperta per delle perle di genere che fanno (ancora) sobbalzare dalla poltrona, ritmo e tanta ironia nel prendersi il gioco di un'epoca che ha rappresentato un momento fondamentale del nostro cinema. Certo, non ci sono più quelle inquadrature studiate a tavolino che rappresentavano il marchio di Dario Argento, mentre le atmosfere gotiche lasciano spazio a una Roma visivamente più "fredda" e meno coinvolgente. La suspense diventa ricordo e parodia che si lega indissolubilmente a una incalzante colonna sonora, solo l'intreccio narrativo resta quello di sempre, totalmente al servizio della paura.
La versione italiana – che non eccelle in doppiaggio (l'originale è girato in inglese) – è decurtata di alcune scene che ritroveremo, probabilmente, nella versione in dvd, veri e propri horror "cut" da non perdere. La premiata ditta Dario Argento è tornata, al seguito di figlia, ex moglie – l'immancabile Daria Nicolodi – e fratello produttore. Trovata commerciale? Forse, ma intanto La terza madre, nella crisi di identità di un genere old style, merita tutto il nostro incoraggiamento.
MyMovie

La doppia vita di veronica (1991)

Un film di Krzysztof Kieslowski. Con Philippe Volter, Irène Jacob, Aleksander Bardini, Louis Ducreux, Sandrine Dumas. Genere Drammatico, colore 98 minuti. - Produzione Polonia, Francia 1991.
Locandina La doppia vita di Veronica

La polacca Weronika e la francese Véronique sono fisicamente identiche e non si conoscono, ma ciascuna delle due intuisce confusamente l'esistenza dell'altra. Tra le cose che hanno in comune (mancine, musicalmente dotate, orfane di madre) c'è una malformazione cardiaca. La prima ne muore. Film enigmatico in bilico tra realtà e mistero, da sentire più che da capire razionalmente, tentati dalla smania dell'interpretazione. Non a caso la musica (di Zbigniew Preisner) vi ha una funzione trainante. Scritto dal regista con Krzysztof Piesiewicz, suo sceneggiatore per Dekalog. La continuità tra le due opere è evidente, e non soltanto a livello stilistico. Premio a Cannes per la Jacob, radiosa svizzera di lingua francese.

il MORANDINI 2008

Tre colori: Film bianco (1994)

Un film di Krzysztof Kieslowski. Con Janusz Gajos, Jerzy Stuhr, Zbigniew Zamachowski, Julie Delpy, Juliette Binoche. Genere Commedia, colore 92 minuti. - Produzione Francia, Svizzera, Polonia 1994.
Locandina Tre colori - Film Bianco

Costretto al divorzio dalla moglie Dominique (J. Delpy), parrucchiera francese, perché non consuma più il matrimonio, il polacco Karol (Z. Zamachowski) deve rientrare da Parigi in Polonia dove, dopo essersi arricchito, architetta un perverso marchingegno per vendicarsi della donna. 2° film della trilogia sui colori della bandiera francese (bianco = uguaglianza), scritta, come Dekalog, con Krzysztof Piesiewicz (vi hanno collaborato anche la regista Agnieszka Holland, Edward Zebrowski e il direttore della fotografia Edward Klosinski), a differenza degli altri due film di timbro drammatico, è una commedia crudele che inclina al grottesco. A un livello di logica psicologica, appare qua e là sforzata e artificiosa con qualche espediente facilmente romanzesco. Si vuole suggerire che l'“egalité” – tema nascosto più che implicito – si ottiene a caro prezzo? Può anche essere interpretato come una metafora amara sul rapporto tra Est e Ovest, tra socialismo fallito e capitalismo vittorioso. Zamachowski è straordinario, ma gli altri personaggi, moglie compresa, sono di debole spessore. I tanghi di Zbigniew Preisner sono deliziosi. Orso d'argento a Berlino per la regista

il MORANDINI 2008

Tre colori: Film Rosso (1994)

Un film di Krzysztof Kieslowski. Con Jean-Louis Trintignant, Fréderique Feder, Irène Jacob, Teco Celio, Juliette Binoche, Julie Delpy, Zbigniew Zamachowski. Genere Drammatico, colore 100 minuti. - Produzione Francia 1994.
Locandina Tre colori - Film rosso

Con Film blu è il più riuscito della triologia di Kieslowki. Se in quello prevalevano la fotografia e le tinte forti, qui fanno da padroni la semplicità e il quotidiano. Anche se nel finale il regista cade nei simbolismi e nelle metafore. Una modella salva la vita a un cane, investito da un'auto. Il padrone dell'animale è un giudice in pensione, cinico, che ascolta le telefonate dei vicini. Se prima usava lo spionaggio telefonico (già esplorato da Coppola in La conversazione) per lavoro, ora lo fa per vizio. La ragazza è disgustata dal comportamento dell'uomo, ma allo stesso tempo non può fare a meno di frequentarlo. Il giudice, comunque, si costituisce e instaura un rapporto di confidenza con la ragazza. Quando i due si lasceranno amichevolmente la ragazza conoscerà uno studente in legge, che prende idealmente il posto del giudice. Irene Jacob, come già in La doppia vita di Veronica, ha una bella presenza ma sul piano recitativo è ancora acerba, nonostante gli affrettati consensi della critica. Trintignant invece dà un'altra grande prova della sua scioltezza e avrebbe meritato un premio al Festival di Cannes.

mercoledì 20 febbraio 2008

Tre colori: Film blu (1993)

Un film di Krzysztof Kieslowski. Con Emmanuelle Riva, Juliette Binoche, Benoit Regent, Lorenzo Majnoni. Genere Drammatico, colore 100 minuti. - Produzione Francia, Polonia 1993.
Tre colori - Film Blu
Tre colori: Film Blu (Trois couleurs: Bleu) è un film del 1993 di Krzysztof Kieślowski; il primo della trilogia che il regista polacco ha dedicato ai tre colori della bandiera francese e, di conseguenza, al motto della rivoluzione francese, "Liberté, Égalité, Fraternité".
Il film è un complesso studio psicologico della libertà emotiva.
Parigi. Julie, moglie del celebre compositore Patrice de Courcy deve affrontare la morte del marito e della loro figlia di sette anni in un incidente d'auto.
Mentre è ancora ricoverata in ospedale il suo primo pensiero è di inghiottire una intera manciata di pillole rubate dalla farmacia del reparto. Da quel momento in poi i suoi sforzi sono tutti rivolti a compiere una sorta di suicidio mentale, dissociandosi da tutte le memorie del passato e facendo tabula rasa di tutti i ricordi. Si spinge fino a distruggere il manoscritto dell'ultimo lavoro del marito, una composizione scritta per la celebrazione dell'Unione Europea. Malgrado il suo desiderio di affondare nel nulla, il semplice fatto di esistere la costringe a confrontarsi con il suo passato.
Lungo la strada si occupa di Lucille, una spogliarellista che vive al piano di sotto. Alla fine collabora con Olivier, l'ultimo aiuto del marito, di cui finirà per accettare l'amore, e offre la casa all'amante del marito, che ne porta in grembo il figlio.
Visivamente il regista utilizza molte tecniche per rappresentare il senso di perdita e il conflitto interiore di Julie. Quando Julie guarda i funerali della figlia e del marito dal suo letto di ospedale, l'ombra scura del suo dito carezza la piccola bara sullo schermo. Una volta fuori dall'ospedale va più volte a nuotare in una piscina deserta e quasi al buio e ogni volta che il dolore la sovrasta, cerca nell'acqua di scacciare le memorie. La scelta dell’acqua come elemento di vita e morte.

Per cinque volte la scena si oscura brevemente. Accade nel patio della sua camera di ospedale, quando la giornalista la saluta, quando nel ristorante il ragazzo vuole restituirle la catenina perduta nell'incidente, quando la vicina Lucille in piscina le chiede se sta piangendo e infine quando Olivier le chiede che cosa farà dopo aver scoperto l'esistenza dell'amante del marito. In questo modo si evidenzia il ritiro in sé stessa di Julie ogni volta che le si chiede di decidere se entrare in relazione con gli altri.
La chiave per comprendere la storia è il significato del suo colore, che Kieślowski ha detto non dover essere associato alla libertà intesa in senso politico o sociale, ma come libertà della vita stessa.
Come gli altri film della trilogia, il film allude spesso al colore del suo titolo: oltre a filtri blu e luci blu, molti piccoli oggetti sono spesso di questo colore. La luce azzurrastra rappresenta il passato di Julie e la avvolge diverse volte nel corso del film, accompagnata dal tema musicale intorno al quale il film ruota. Le parole di questo tema sono prese dalla prima lettera ai Corinzi di San Paolo, che suggerisce i mezzi attraverso i quali Julie risorgerà per tornare alle terre dei viventi.
Ci sono sottili legami ed allusioni agli altri colori della trilogia. Quando Julie porta un pacco nella sua nuova casa, su di esso compare la scritta blanco e per strada viene affiancata per un breve momento da un uomo in blu e da una donna in rosso. Nella piscina blu dove va a nuotare a un certo punto si getta una classe di bambini con costumi bianchi e bracciali salvagente rossi.
Inoltre la scena del processo in cui Julie si affaccia brevemente quando è alla ricerca dell'amante del marito, è quella che si svolge all'inizio del Film Bianco.
Un'allusione al Film Rosso può inoltre essere vista nelle luci rossastre del distretto di Pigalle (quartiere a luci rosse di Parigi), dove Julie si reca per rispondere ad un appello di Lucille.
Il compositore van den Budenmayer, che viene letto in una annotazione del marito per la fine della sua composizione, viene citato anche in altri film, e rappresenta l'alter ego nella finzione del compositore Zbigniew Preisner, che creò le musiche degli ultimi film di Kieślowski.
Consigliato SI
By Claudia

KRZYSZTOF KIESLOWSKI

Krzysztof Kieslowski
Nacque nel 1941 a Varsavia, si diplomò in un scuola di tecniche teatrali, dove suo zio era preside, specializzandosi nella tecnica di dipingere scenari.
Nel 1969 si laureò alla Scuola Superiore di Cinema di Łódź, che all'epoca godeva di fama e prestigio internazionale. Iniziò così a girare documentari, sia per la televisione che per il cinema: e sarebbero stati proprio questi a fargli avere i primi problemi con le autorità.
Un suo documentario del 1971, Robotnicy 1971 - Nic o nas bez nas (Lavoratori 1971: Niente su di noi senza noi) sulla repressione violenta dello sciopero di Danzica, venne requisito dalla polizia che voleva identificare i partecipanti: Kieślowski rimase molto colpito da questo fatto, sentendosi quasi un traditore. Nel 1980, mentre filmava un deposito automatico dei bagagli per il documentario Dworzec (La stazione), la polizia gli sequestrò di nuovo la pellicola: infatti, senza accorgersene, il regista aveva ripreso una valigia in cui c'era una donna fatta a pezzi da un uomo che la polizia stava ricercando da tempo.
Entrò a far parte di una cerchia di registi che si imponeva di ritrarre la situazione della Polonia sotto il comunismo.
Una volta passato ai lungometraggi, per le sceneggiature il regista si avvalse della preziosa collaborazione dell'avvocato polacco Krzysztof Piesiewicz, con il quale avrebbe collaborato durante tutta la propria carriera cinematografica.
Altro suo fedele collaboratore era il compositore polacco Zbigniew Preisner (che in Tre colori: Film Blu si fece chiamare Van den Budenmayer).
Il 13 marzo 1996 Krzysztof Kieślowski morì per un attacco di cuore. È seppellito nel cimitero Powązki di Varsavia, in Polonia.
Uno dei progetti incompiuti del regista è quello di dirigere un'altra trilogia, basata su La divina commedia di Dante Alighieri. L'unica delle tre sceneggiature ad essere completata da Kieślowski e Piesiewicz, Heaven, è stata portata sullo schermo dal regista tedesco Tom Tykwer nel 2002.

Filmografia

Tramwaj, cortometraggio (1966)
Urząd, cortometraggio (1966)
Koncert życzeń, cortometraggio (1967)
Zdjecie, cortometraggio documentario per la TV (1968)
Dalla città di Łódź (Z miasta Lodzi), cortometraggio documentario (1969)
Bylem zolnierzem, cortometraggio documentario (1970)
Fabryka, cortometraggio documentario (1970)
Przed rajdem, cortometraggio documentario (1971)
Ritornello (Refren), cortometraggio documentario (1972)
Miedzy Wroclawiem a Zielona Góra, cortometraggio documentario (1972)
Podstawy BHP w kopalni miedzi, cortometraggio documentario (1972)
Robotnicy 1971 Nic o nas bez nas, coregia di Pawel Kedzierski, Tadeusz Walendowski, Wojciech Wiszniewski e Tomasz Zygadlo, mediometraggio documentario (1972)
Murarz, cortometraggio documentario (1973)
Przejscie podziemne, cortometraggio per la TV (1974)
Przeswietlenie, cortometraggio documentario (1974)
Pierwsza milosc, mediometraggio documentario per la TV (1974)
Zyciorys, mediometraggio (1975)
Personel, film TV (1975)
L'ospedale (Szpital), cortometraggio documentario (1976)
Klaps, cortometraggio (1976)
Blizna (1976)
Spokój, film TV (1976)
Z punktu widzenia nocnego portiera, cortometraggio documentario (1977)
Nie wiem, mediometraggio documentario (1977)
Sette donne di età diversa (Siedem kobiet w róznym wieku), cortometraggio documentario (1978)
Amator (1979)
La stazione (Dworzec), cortometraggio documentario (1980)
Le teste parlanti (Gadajace glowy), cortometraggio documentario (1980)
Il caso conosciuto anche come Destino cieco (Przypadek) (1981)
Krótki dzien pracy, film TV (1981)
Senza fine (Bez konca) (1984)
Destino cieco (Przypadek) (1987)
Decalogo (Dekalog) serie di dieci film TV (1988)
Decalogo 1 (Dekalog, jeden)
Decalogo 2 (Dekalog, dwa)
Decalogo 3 (Dekalog, trzy)
Decalogo 4 (Dekalog, cztery)
Decalogo 5 (Dekalog, pięc)
poi trasformato in film TV con il titolo Breve film sull'uccidere (Krótki film o zabijaniu)
Decalogo 6 (Dekalog, sześć)
poi trasformato in film TV con il titolo "Non desiderare la donna d'altri" o "Non commettere atti impuri (Krótki film o miłości)
Decalogo 7 (Dekalog, siedem)
Decalogo 8 (Dekalog, osiem)
Decalogo 9 (Dekalog, dziewięć)
Decalogo 10 (Dekalog, dziesięć)
Siedem dni w tygodniu, cortometraggio documentario (1988)
La doppia vita di Veronica (La double vie de Véronique/Podwójne zycie Weroniki) (1991)
Tre colori: Film Blu (Trois couleurs: Bleu) (1993)
Tre colori: Film Bianco (Trois couleurs: Blanc) (1993)
Tre colori: Film Rosso (Trois couleurs: Rouge) (1994)

Stanley kubrick parla di Krzysztof Kieslowski
Sono sempre riluttante nel sottolineare una qualche caratteristica saliente nel lavoro di un grande regista, questo perché puo essere un modo di sminuirne la portata. Ma riguardo questo libro di sceneggiature (I Dieci Comandamenti, n.d.r.), di Krzysztof Kieslowski e del suo coautore, Krzysztof Piesiewicz, mi pare non fuor di luogo osservare che essi hanno la rarissima capacità di drammatizzare le proprie idee piuttosto che semplicemente raccontarle. Esemplificando i concetti attraverso l'azione drammatica della storia essi acquisiscono il potere aggiuntivo di permettere al pubblico di scoprire quello che sta realmente accadendo piuttosto che semplicemente seguire un racconto. Riescono in tale compito con una tale abbagliante abilità, che non riesci a renderti coscientemente conto delle idee che si materializzano nella mente fino a che queste non hanno già raggiunto da tempo il profondo del tuo cuore.

The fast and furius: Tokyo Drift


Un film di Justin Lin. Con Lucas Black, Brian Tee, Bow Wow, Nathalie Kelley, Keiko Kitagawa, Leonardo Nam, Nikki Griffin, Brandon Brendel, Daniel Booko, Zachery Ty Bryan. Genere Azione, colore 104 minuti. - Produzione USA 2006.
Locandina The Fast and the Furious: Tokyo Drift

Avete presente Gioventù bruciata? Il film di Nicholas Ray del 1955 narrava la storia di un ragazzo ribelle che arrivava in una nuova città, incontrava una ragazza, disubbidiva ai genitori e sfidava una gang locale. Qualcuno deve aver fatto un calco della trama perché esistono circa un milione di film simili, ambientati nei mondi più disparati - dal balletto alla boxe. Il terzo capitolo di Fast and Furious non è da meno. Dopo un incidente avvenuto durante una gara di macchine, Sean Boswell (Lucas Black) rischia di finire in riformatorio, ma viene invece spedito dalle autorità dal padre, che vive a Tokyo. Sui banchi di scuola incontra Neela e fa amicizia con Twinkie (Bow Wow) che lo introduce nel giro di gare di drifting, dove il re indiscusso dello "sbandamento in curva con il controllo del sovrasterzo" è proprio l'uomo di Neela, D.K. (Brian Tee), capo di una banda legata alla mafia giapponese. Sean non perde occasione per sfidarlo, ma non conoscendo le tecniche del drifting perde, distruggendo la macchina. Per ripagarla dovrà lavorare per Han (Sung Kang) che a sua volta è uno degli uomini di D.K.. Han però prende a cuore le sorti del ragazzo e gli diventa amico, insegnandogli in poco tempo tutto quello che c’è da sapere sul drifting. Ambientato in una Tokyo decisamente underground, e ricco di momenti altamente adrenalinici, The Fast and the Furious: Tokyo Drift fa accelerare i battiti cardiaci a ritmo di musica e di motori rombanti. Sia chiaro: a parte le gare, le macchine preparate, e le feste piene di belle ragazze, la pellicola offre ben poco (pur riservando una sorpresa finale). Ma non è detto che ogni film debba insegnare qualcosa o divenire simbolo di una generazione, come nel caso di Gioventù bruciata. Chi sceglie di vedere The Fast and the Furious: Tokyo Drift potrebbe volere anche solo distrarsi per un'ora e trentasette minuti e sentire il brivido dell'alta velocità, senza provarla sulla propria pelle.



Consigliato ni

martedì 19 febbraio 2008

Les Choristes - I ragazzi del coro

Un film di Christophe Barratier. Con Gérard Jugnot, François Berléand, Jean-Baptiste Maunier, Kad Merad, Jean-Paul Bonnaire, Marie Bunel, Paul Chariéras. Genere Drammatico, colore 95 minuti. - Produzione Francia, Svizzera, Germania 2004.
Dvd Les choristes - I ragazzi del coro
Francia, 1949. Un compositore fallito, interpretato da Gerard Juniot con la sensibilità misurata di un grande e dignitoso perdente, viene assunto come sorvegliante in un istituto di rieducazione per minori ma, alla severità del cinico direttore, contrappone la dolcezza delle sue lezioni di musica. L'opera prima di Christophe Barratier - nipote di Jacques Perrin, qui attore e produttore - è stata un vero e proprio fenomeno in patria: campione di incassi sia la pellicola, sia il cd della colonna sonora, è la scelta della Francia per concorrere all'Oscar 2005.

Consigliato SI

Il colore viola (1985)

Un film di Steven Spielberg. Con Whoopi Goldberg, Danny Glover, Rae Dawn Chong, Margaret Avery, Oprah Winfrey. Genere Drammatico, colore 145 minuti. - Produzione USA 1985.
Locandina Il colore viola

Romanzo epistolare imperniato sull'amore tra due sorelle di colore e sui loro differenti destini dal 1908 al 1937. Dalla brutale negritudine dell'adolescenza all'emancipazione dell'età adulta. Tratto dal forte e pluripremiato romanzo (1981) di Alice Walker, premio Pulitzer 1983. S. Spielberg ha rischiarato la torva materia epica del romanzo con i colori romantici dell'elegia, smussando le tinte e attenuando i passaggi spinti. Carico d'emozioni, figurativamente sontuoso, regia inventiva. W. Goldberg un po' teatrale, ma bravissima. Sceneggiato da Menno Meyjes. Fotografia: Allen Daviau. 10 candidature agli Oscar, nemmeno una statuetta. Nella stagione 2005-06 ne fu tratto il Musical di Marsha Norman, Brenda Russell, Allee Willis e Stephen Bray. Grande successo.

il MORANDINI 2008

L'impero del sole (1987)

Un film di Steven Spielberg. Con John Malkovich, Miranda Richardson, Christian Bale, Ben Stiller. Genere Drammatico, colore 152 minuti. - Produzione USA, Gran Bretagna 1987.
Locandina L'impero del sole

Dal romanzo (1984) di James G. Ballard, adattato da Tom Stoppard: c'è un ricco ragazzino inglese, nato in Cina, che il colonialismo l'ha succhiato col latte. Quando i giapponesi occupano Shangai, è separato dalla famiglia e finisce in un campo di internamento che diventa scuola di vita. È un megafilm da 35 milioni di dollari che, nonostante la bellezza di alcune sequenze (ottimi i primi 40 minuti), non riesce a diventare, come vorrebbe, una saga sull'innocenza perduta. Quella del bambino e quella del mondo, dopo l'atomica di Hiroshima. Nel bene e nel male, comunque, un film spielberghiano al 100%.

Cosigliato assolutamente SI

il MORANDINI 2008