

Metti una sera, lontano dalla città, una famiglia medioborghese senza più sogni nel cassetto e due figli da crescere, ed ecco che i gemelli Pang (quelli di The Eye e successivi), confezionano un film horror la cui croce e delizia è l'assenza pressoché assoluta di qualsiasi innovazione narrativa o di genere. La famiglia Salomon - moglie, marito, figlia adolescente e bambino piccolo - scappa dalla vicina Chicago per acquistare una fattoria in campagna, cercando di ricostruirsi una vita nel commercio dei girasoli e tentando allo stesso tempo di rimediare agli errori del passato. Errori che rischiavano di compromettere gravemente il tranquillo menage familiare. Una volta arrivati nell'enorme tenuta, alcune strane presenze cominciano a manifestarsi all'interno della casa, fantasmi di una vita passata che cercano vendetta. Ad aiutarli, per fortuna, arriva un forestiero.
Non è tutto oro quello che luccica ma di sicuro, i fratelli Pang, sanno come trattare il loro pubblico, se non portando delle storie inedite, quanto meno rappresentando il consueto sotto un'estetica ben costruita e innovativa. Girato magistralmente, se così si può dire di un horror, contiene al suo interno citazioni e topos da cartolina, rimandando di volta in volta agli uccelli di Hitchcock o alle lunghe traversate dell'ennesimo clone del bambino di Shining, quando insegue su un lungo e inquietante corridoio una macchinina (forse un trattore, vista la collocazione geografica) rumorosa e colorata. Parliamoci chiaro, più che metter paura i Pang sembrano voler lusingare il proprio pubblico, dandogli un pasto leggero e rilassante (chi ci crede più ai fantasmi?), aggiungendo di volta in volta qualche ingrediente che ha fatto e farà la fortuna degli horror nei secoli dei secoli. Quello che resta, alla fine del film, è una pellicola hollywoodiana in piena regola, alla faccia del cinema di Hong Kong, un megaspot per la famiglia media americana: tutti allegri e felici davanti a un televisore, ciascuno tormentato dai propri fantasmi.
consigliato NI
Non è tutto oro quello che luccica ma di sicuro, i fratelli Pang, sanno come trattare il loro pubblico, se non portando delle storie inedite, quanto meno rappresentando il consueto sotto un'estetica ben costruita e innovativa. Girato magistralmente, se così si può dire di un horror, contiene al suo interno citazioni e topos da cartolina, rimandando di volta in volta agli uccelli di Hitchcock o alle lunghe traversate dell'ennesimo clone del bambino di Shining, quando insegue su un lungo e inquietante corridoio una macchinina (forse un trattore, vista la collocazione geografica) rumorosa e colorata. Parliamoci chiaro, più che metter paura i Pang sembrano voler lusingare il proprio pubblico, dandogli un pasto leggero e rilassante (chi ci crede più ai fantasmi?), aggiungendo di volta in volta qualche ingrediente che ha fatto e farà la fortuna degli horror nei secoli dei secoli. Quello che resta, alla fine del film, è una pellicola hollywoodiana in piena regola, alla faccia del cinema di Hong Kong, un megaspot per la famiglia media americana: tutti allegri e felici davanti a un televisore, ciascuno tormentato dai propri fantasmi.
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