lunedì 12 aprile 2010

la braciola...


Sognai d’essere una braciola, grande quanto un pugno, ed ero nel sugo assieme ad altre braciole come me. Sentivo il calore attorno, sentivo i miei compagni vicino, li, nel calore del sugo, tutti con i loro stecchini, ognuno a fare la propria parte.

Qualcuno di noi era un po’ più grande dell’altro, qualcuno con uno stecchino in più, qualcuno il suo stecchino lo aveva perso, ma eravamo lì, eravamo tutti assieme, tutti uguali dentro, ognuno intimamente abbracciato dalla mortadella, tutti a lavorare all’unisono. Ognuno a donar parte di sé affinché il sugo in cui eravamo consumanti la nostra esistenza s’addensasse, facendoci sentire tutti parte d’un insieme. Tutti partecipi della realizzazione della nostra esistenza, tutti orgogliosi di dar gusto e sostanza al nostro stare assieme. Sentivamo crescere e migliorarsi il profumo della libertà del nostro gesto. S’addensava il nostro caldo abbraccio e inebriava il dintorno, cosicché ovunque giungeva l’odore della nostra impresa, ovunque era percepibile la forza del nostro gesto, di quella nostra intensa esperienza d’unione.

Sognai d’esser felice. Sognai d’aver dentro una energia nuova, una felicità eroica figlia di uno sforzo comune, uno sforzo compiuto in intima prossimità con altri esseri come me, sapevo che solo non avrei potuto creare quell’energia, quell’energia che, come profumo, correva a parlare di noi, della nostra esistenza, della nostra esperienza. Noi che tutti assieme ci eravamo arricchiti, avevamo dato gusto alla nostra esistenza estendendola oltre i confini della nostra pentola, creando qualcosa come un vento caldo che corre a parlar di noi, sconfiggendo la nostra finitezza. Eravamo degli eroi. E avevamo vinto. Sognai d’esser felice, davvero.

Quando mi svegliai, vidi mia madre sorridere, sembrava la donna più bella del mondo. Aveva cucinato il ragù. Le sorrisi. Io lo sapevo che in quella pentola c’era molto di più, non solo sugo, non solo braciole, non solo ragù, era un’idea, un abbraccio, era qualcosa di più. Sorrisi.

Iniziò così un’altra ottima domenica!

Giuseppe Siracusa

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