
Un film di Marco Risi. Con Michele Placido, Daniele Pecci, Marco Leonardi, Nino Frassica, Mimmo Mignemi, Gaetano Amato, Lele Vannoli, Micaela Ramazzotti, Donato Placido.
Formato Serie TV, Genere Drammatico, colore - Produzione Italia 2007.
Formato Serie TV, Genere Drammatico, colore - Produzione Italia 2007.

Dopo Il capo dei capi Taodue porta sugli schermi L'Ultimo Padrino. Dopo Totò Riina, infatti, è Bernardo Provenzano il corleonese rimasto a capo di Cosa Nostra. Di "iddu", "lo zio", non si sa quasi nulla, solo che ha ricostruito solidamente le basi della mafia indebolite dalla reazione dello Stato alle stragi e dall'avvento dei pentiti. Nel silenzio, da una latitanza lunga quarant'anni e che sembra invincibile, sta cambiando le cose: niente più cadaveri eccellenti, meglio infiltrarsi nell'economia, spargersi a macchia d'olio, sporcare ogni reame della vita.
Miliardario ma autocostrettosi a una vita da pastore eremita, Provenzano è un fantasma: "Il Fantasma di Corleone" l'aveva chiamato Marco Amenta nel suo documentario passato sottovoce nella distribuzione cinematografica, al tempo della cattura del boss. Solo qualche accenno di finzione, appena una sagoma, la ricostruzione di un'azione. Al centro della scena Giuseppe Linares, polizia speciale, stipendio normale, ogni minuto della vita speso per un fine: trovare iddu.Lo sappiamo, il male è banale, in questo caso è fatto solo di un casolare, un piatto di ricotta e una bibbia scarabocchiata (riscritta da capo a fondo, sarebbe il caso di dire). Forse sarebbe bastato un accenno agli scempi compiuti, un ritratto un po' meno romantico, da scrittore (di pizzini) alla macchina da scrivere, oppure, forse, dare per scontata la conoscenza della storia è anche un modo per metterci tra i partecipanti. L'ultimo padrino quasi non contempla flashback (l'unico è persino utile) e si appoggia alle immagini di repertorio solo in coda, in consolidato stile Valsecchi, dopo aver chiuso brillantemente la fiction solo su un gesto, più cinematografico che mai. Stilisticamente è giusto così, e questa è una fiction che ha stile e sostanza.
Consigliato ni
Miliardario ma autocostrettosi a una vita da pastore eremita, Provenzano è un fantasma: "Il Fantasma di Corleone" l'aveva chiamato Marco Amenta nel suo documentario passato sottovoce nella distribuzione cinematografica, al tempo della cattura del boss. Solo qualche accenno di finzione, appena una sagoma, la ricostruzione di un'azione. Al centro della scena Giuseppe Linares, polizia speciale, stipendio normale, ogni minuto della vita speso per un fine: trovare iddu.Lo sappiamo, il male è banale, in questo caso è fatto solo di un casolare, un piatto di ricotta e una bibbia scarabocchiata (riscritta da capo a fondo, sarebbe il caso di dire). Forse sarebbe bastato un accenno agli scempi compiuti, un ritratto un po' meno romantico, da scrittore (di pizzini) alla macchina da scrivere, oppure, forse, dare per scontata la conoscenza della storia è anche un modo per metterci tra i partecipanti. L'ultimo padrino quasi non contempla flashback (l'unico è persino utile) e si appoggia alle immagini di repertorio solo in coda, in consolidato stile Valsecchi, dopo aver chiuso brillantemente la fiction solo su un gesto, più cinematografico che mai. Stilisticamente è giusto così, e questa è una fiction che ha stile e sostanza.
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