lunedì 22 febbraio 2010

Once were warrios


Film cruento sulle problematiche sociali di una famiglia neozelandese, ma rispecchia molte altre dinamiche sociali. La storia e l importanza dei maori è ancora viva e presente, ma non in tutti, molti invece rivendicano un passato di schiavitù e lo usano come giustificazione ad uno stile di vita poco umano, ma più simile all'animale. Da vedere.

"Once Were Warriors - Una volta erano guerrieri, ora invece passano la maggior parte del tempo devastandosi con l'alcol. Sono i maori, gli indigeni della grande isola di Aotearoa, già fierissimi antagonisti dei colonizzatori inglesi che conquistarono la loro terra ribattezzandola con il nome di Nuova Zelanda. Il film di Lee Tamahori parla del loro abbrutito presente, della perdita progressiva e inarrestabile delle loro radici. Periferia di Auckland, una delle principali città del paese. Un immenso cartello pubblicitario promette cieli limpidi e natura incontaminata, proprio quello che ci aspetteremmo di vedere nell'isola degli antipodi. E invece la macchina da presa, con un lento movimento all'indietro, ci svela la dura realtà di una degradata periferia urbana, tra svincoli autostradali e smog, simile a tutte le banlieue sottoproletarie che accerchiano le ricche città occidentali. Nel ghetto, questa volta, ci sono i discendenti dei maori. Jake - una montagna di carne, capace, come un antico guerriero della sua gente, di battersi senza paura contro chiunque - è sposato con Beth e ha cinque figli. È appena stato licenziato, ma non sembra preoccuparsene più di tanto. Annega i dispiaceri con fiumi di birra, e non esita a invadere la sua casa con torme di amici ubriachi e schiamazzanti. La povera moglie, di fiere e nobili origini indigene, sopporta fin che può, ma non riesce a evitare che il marito, una brutta sera in cui è perfino più ubriaco del solito, la sfiguri di botte. I figli, a parte i due più piccolini, sono nei guai: il maggiore si aggrega a una band di giovani che, ripresi i tatuaggi rituali degli antichi guerrieri, sfoga nella violenza la rabbia repressa dell'esclusione sociale, il secondo ha problemi con la giustizia e finisce in riformatorio; la terza, la tenera Grace, viene violentata d; un viscido amico del padre. Ce n'è pii che abbastanza per ribellarsi: Beth, facendo leva su tutto il suo coraggio, deve decidere se è giunto il momento di cambiare radicalmente vita, per sé e per i suoi figli. Un grido di rabbia e di dolore, questo è Once Were Warriors: giunge dal posto più lontano del mondo, eppure ci racconta di storie vicine. A volte è ingenuo nel procedere del racconto, cerca spessa il pugno nello stomaco, non ha la "carta patinata" di tanti film d'autore. Ma è sincero, partecipato, emotivamente intensissimo" ( preso dal Sole 24 ore e scritto da Luigi Paini )


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