venerdì 18 settembre 2009

La scuola

E' l'ultimo giorno di scuola in un istituto tecnico di Roma. Il professor Vivaldi e i suoi colleghi devono ancora affrontare una lunga serie di problemi: alunne incinte, interrogazioni finali per tirar su la media(e il "ragazzo-mosca" Cardini di nuovo assente), amanti segreti, soffitti che crollano, una colletta per la collega che va in pensione(sparita pure lei...), allarmi bomba. E, tra i flashback della gita a Verona, si arriva al momento degli scrutini. "La scuola come non l'avete mai vista prima"? No, sarebbe meglio dire "la scuola come è, e come sempre sarà", e non potrebbe essere altrimenti: un ritratto lucido, anche preciso, quanto mai calzante, di quell'immenso e misterioso Leviatano che risponde al nome di scuola italiana, di cui l'ottimo regista Daniele Lucchetti("Il portaborse") si fa nel contempo cronista e portavoce. Un film brillante e originale, intelligente nella costruzione e geniale nelle trovate, con battute esilaranti(l'urlo della notte del secchione di turno è da lacrime agli occhi), gag al limite dell'assurdo, quasi grottesche(il finale dove "appare" Cardini, come fosse un "deus ex machina"), e scene spassosissime(Vivaldi che balla la musica dance durante gli scrutini merita più di un plauso), tuttavia volutamente sfumate e "amareggiate" da un clima di generale sconfitta, disillusione e sconforto in cui vive l'istruzione italiana, sintetizzato magnificamente dal consiglio docenti, un film nel film, e nella frase "la scuola è una guerra"(e, se avete genitori prof., non potranno che essere d'accordo), summa e morale dell'intera pellicola. Risate amarognole, atte più a far riflettere che a sorridere davvero, in questa pseudo – fiaba moderna senza lieto fine(ma anche senza drammi!). Cast decisamente sopra le righe per la qualità delle prove recitative: spiccano una sontuosa Anna Galliena "brutto anatroccolo"(che diventa un cigno triste e malinconico) e il "cattivello redento" Fabrizio Bentivoglio, un meschino in fondo bonario, con autoironia da vendere, a guidare una truppa di caratteristi e coprotagonisti da antologia, a cominciare dai "colleghi"(strepitoso il "terrunciello" Roberto Nobile). La palma del migliore se la becca però un perfetto Silvio Orlando, assolutamente fenomenale, idealista grintoso e rassegnato, paladino degli studenti e sfigatello dal cuore d'oro: insomma, l'insegnante che tutti noi vorremmo avere(o aver avuto). Una commedia che ha segnato un'epoca, che rimarrà sempre un evergreen, sconvolgente per quanto sia tuttora attuale. Da guardare e conservare nella vostra cineteca, da far vedere e sponsorizzare, magari anche alla nostra Mary Star.

Michele Pieloni

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