giovedì 12 marzo 2009

Serendipity

Una favola moderna, con la solita, suggestiva cornice natalizio-americana. E' un film che vive di stagnanti momenti e di improvvise accelerate, che aumentano esponenzialmente mentre ci si avvicina al finale. Un climax di sentimenti e di fortunate coincidenze, il cui simbolo sembra proprio essere la caffetteria "Serendipity". Cercare qualcosa, come un semplice guanto nero in un centro commerciale, spesso equivale trovarne un'altra, come un'affascinante inglesina senza nome. Il film poggia su due leit motiv: il destino e la vita o, se preferite, l'irrazionale e il razionale. L'America del Cinema gioca spesso su questi due caratteri, sente un'innapagata tensione verso il mistero, il fato, la coincidenza straordinaria. Questo è già un dato che fa riflettere, e che fotografa l'attuale storia di una Nazione che fa della pragmaticità la sua grande forza. L'americano, e dietro lui il mondo occidentale, patisce le tossine di un mondo sempre più ingabbiato, dominato dagli interessi. "Serendipity" (e tutti i film del genere) rappresenta quell'attimo di evasione da tutto questo, e il risultato finale è più che buono. Trama ben impostata, con un cast non eccezionale ma ottimamente incastonato nel film. In quel fato, così tanto nominato nella pellicola, lo spettatore può leggere tante cose, anche in chiave mistico-religiosa. Non è un caso se l'amico del protagonista sia uno scrittore di necrologi per il New York Times: la morte è parte della vita, ma è al tempo stesso misteriosa e a volte incomprensibile. Ogni favola ha la sua morale, e "Serendipity" non è da meno. Suggerisce di non "lasciarsi vivere", ma di porsi in atteggiamento critico verso ogni singolo evento del quotidiano. Ma la lezione saliente è sempre la stessa: andare oltre, superare le barriere del razionale e "sbirciare" curiosamente nel mondo esaltante delle emozioni, dell'amore. Che tanto manca al giorno d'oggi: un po' di romanticismo aiuta sempre. Consigliato SI

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