venerdì 8 febbraio 2008

Non c'è più niente da fare (2008)

Locandina   Non c'è più niente da fare


Non c'è più niente da fare, un titolo, una profezia. Una compagnia di teatro amatoriale si riunisce per mettere in scena "La cavalleria rusticana", un omaggio a Verga, alla sua Sicilia e a compare Turiddu. Nonché alla lirica di Pietro Mascagni, livornese come la compagnia dei perseveranti, allegramente composta - si fa per dire – da una commessa di supermercato, un avvocato, due pensionati e un artista dalle tasche vuote. Un gruppo coeso in lotta contro il temibile Baiocchi, un imprenditore bamboccione che vorrebbe far chiudere i battenti al teatro per sostituirlo con la filiale di una banca.
Film diretto da Emanuele Barresi, classe 1958 e tanta gavetta alle spalle: radiodrammi, televisione, teatro. Debutto cinematografico tardivo e, a vedere il risultato, alquanto inutile. Pellicola sprecata, se si vuol andar giù pesante, un insieme imbarazzante di situazioni senza brio né senso, se si vuol essere più magnanimi. Dispiace dirlo, ma è un peccato doversi arrabattare su un'opera che sembra fatta per non piacere, che stordisce con le famosissime e commoventi arie del Mascagni, inserendole pretestuosamente in situazioni ridicole, col chiaro intento di farsi beffe del pubblico.
Un film che si autodefinisce una commedia, ma che fallisce in tutte le situazioni potenzialmente comiche. Sarebbe increscioso e poco credibile soffermarsi su un livello più profondo di comprensione (vedesi arte, vita, teatro), visto che il primo – il più immediato – non lascia spazio al minimo dubbio. Operazione onanistica di un cinema che non c'è, attori che ce la mettono tutta pur di non divertire, nonostante l'impotente Rocco Papaleo e Alba Rohrwacher provino a far dimenticare il vuoto della scena. Alla fine, a salvarsi, è solo il pezzo di Bobby Solo. Meditate gente, meditate.

Bymymovie




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