
Un vero e proprio schiavo del
Figlio di un capostazione, si trasferisce a Roma nel 1978 per iscriversi all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica Silvio D'Amico, poi abbandonata al secondo anno. Grande appassionato di teatro, riuscirà a lavorare in quel periodo con importanti registi quali Antonio Calenda, Gabriele Lavia, Enzo Siciliano ed Ennio Coltorti ma ammetterà successivamente di aver faticato a trovare spazio nel cinema. Ufficialmente e cinematograficamente lanciato da uno dei più grandi maestri del cinema mondiale di tutti i tempi - Federico
Compagno per un brevissimo periodo di Asia Argento, negli anni Novanta torna alla regia firmando alcuni film non del tutto eccelsi: La bionda (1992) con il mito Nastassja Kinski, Prestazione Straordinaria (1994) e Il viaggio della sposa (1997) con Giovanna Mezzogiorno. Verdone, Placido, Archibugi, Muccino e Monicelli ne sanciranno la profonda popolarità, contribuendo a far emergere le sue doti da istrione, mentre (piccola curiosità) firma la sceneggiatura di un film di Davide Ferrario: Figli di Annibale (1998).
Il suo modo di fare cinema sarà influenzato anche da due figure fondamentali: l'attrice Margherita Buy, compagna di lavoro e poi di vita, e il regista Gabriele Salvatores che, con Nirvana (1997), Denti (2000) e Amnèsia (2002), ne estrapolerà l'aspetto surreale avviandolo verso un'inedita ed ulteriore crescita: attraverso Salvatores, Sergio Rubini entra in contatto con il "gruppo" che comprende una grossa fetta del Teatro dell'Elfo (Bebo Storti, Enzo Catania, Elio De Capitani, Paolo Rossi, Claudio Bisio,Gigio Alberti) ed altri attori come Diego Abatantuono, Silvio Orlando, la stessa Margherita Buy. Apprezzato anche all'estero, è diretto da Anthony Minghella ne Il talento di Mr. Ripley con Matt Damon, Gwyneth Paltrow e Jude Law e da Mel Gibson nel kolossal religioso La passione di Cristo (2004). Mentre continua caparbio nella regia firmando dei piccoli gioielli: Tutto l'amore che c'è (2000), seguito dal magico L'anima gemella (2002) – dove interpreta il figlio delinquente di una strega pugliese che farà scambiare l'anima di una viziata Valentina Cervi con una più umile Violante Placido -, dal biografico L'amore ritorna (2004) e la sua pellicola migliore La terra (2006), plurinominato ai David di Donatello e ai Nastri d'Argento, a dimostrazione di un talento (come cineasta) all'interno di quel cinema popolare e mai banale, viscerale e contaminato che lo ha reso un vero e proprio autore di raro spessore.
Filmograficamente, nella sua carriera seguono Giovanni Veronesi (Manuale d'amore e Manuale d'amore 2 – Capitoli successivi), Alessandro D'Alatri (Commediasexi, 2006) e l'amico Fabrizio Bentivoglio (Lascia perdere Johnny, 2007). Gradevolissimo, capace di scatenare ilarità grazie alle sue abilità espressive, Sergio Rubini riesce a fulminare lo spettatore - anche con un ruolo breve - con i suoi personaggi, divertendo. Ma senza rinunciare a un sottofondo di inquietudine che aleggia sempre nel cuore di chi è schiavo di questo schiavo del cinema.
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