venerdì 15 febbraio 2008

Beaufort (2007)

Un film di Joseph Cedar. Con Ohad Knoller, Ami Weinberg, Alon Abutbul, Oshri Cohen, Itay Tiran, Eli Altonio, Danny Zahavi. Genere Guerra, colore 125 minuti. - Produzione Israele 2007.
Beaufort
Libano, anno 2000. La roccaforte di Beaufort, base militare israeliana che controlla da diciotto anni i territori libanesi, è seriamente minacciata dalla rivolta degli Hezbollah, il gruppo indipendentista che mira a distruggere il quadrato israeliano per cacciare i nemici complici di anni di occupazione. Il film di Joseph Cedar racconta la storia di una ritirata, quella seguita alla sera del 24 maggio del duemila, quando la base fu rasa al suolo da migliaia di bombe.
Beaufort parla di guerra da un punto di vista insolito, non già quello di una battaglia per la liberazione, ma da quello introspettivo dei suoi soldati, raccontandone gli antefatti e le giornate passate in attesa di un imminente attacco. Dal punto di vista emotivo, il film rappresenta per bene l'empatica rappresentazione della guerra, osservando scrupolosamente le reazioni dei giovanissimi soldati, costretti a vivere al fronte di montagne sperdute, ben visibili per poter essere osservati e spaventare le postazioni nemiche. Da quello cinematografico funziona meno, non uscendo mai – per volere registico – dalla mera osservanza delle regole imposte dal genere.
Purtroppo, in casi come questi, il cinema rischia di scendere a patti con la sensibilità delle immagini al punto da impedire una critica serena e razionale della pellicola stessa. Certo, Beaufort è anche la guerra invisibile combattuta da giovani nei confronti di altri giovani, è la struggente dimostrazione delle nefandezze umane, un ritratto claustrofobico di una generazione al limite, un tema impeccabile sotto il profilo umano che scende lentamente sotto pelle, creando quell'insano terrore che solo la deficienza umana può sortire.
Ma usciti dalla sala, il desiderio di denuncia sociale si perde nello sterile chiacchiericcio retorico, sovrapponendo le immagini di Beaufort a quelle di centinaia di pellicole che alimentano da più di un secolo le cronache di guerra. In letteratura può anche funzionare. Al cinema, talvolta, si cede alla pavida osservanza del sentire comune. Quel sentire che impedisce molto spesso di dire: "niente di nuovo sul fronte occidentale".


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